Il surplus dell’eurozona che affossa il Pil

Domani, se non l’avete già visto on line, leggerete sui giornali che l’eurozona, ossia l’Ue a 17, ha chiuso marzo 2013 con un surplus sulla bilancia commerciale con il resto del mondo di ben 22,9 miliardi di euro, 12,8 miliardi in più rispetto a febbraio 2013, e addirittura 16 miliardi in più rispetto ai 6,9 miliardi di surplus di marzo 2012.

Finalmente una buona notizia. Tutto sommato ce la possiamo fare.

Poi però se vi viene la curiosità di leggere qualcosa di più del titolo, scoprirete la verità nascosta dietro questo dato. Sempre che chi ha scritto l’articolo abbia letto tutta la nota tecnica di Eurostat che ha generato l’informazione e si sia pure peritato di metterla in evidenza.

Il fatto, vedete, è che le esportazioni dell’eurozona di marzo 2013, pari a un totale di 165,8 miliardi, sono pressoché le stesse di marzo 2012, quando erano state 165,6 miliardi.

Quello che è cambiato sono le importazioni: crollate del 10%, dai 158,7 miliardi di marzo 2012 ai 142,9 miliardi di marzo 2013. Quindi il surplus, che misura il saldo di export e import, non è generato dall’aumento dell’export, ma dalla diminuizione dell’import. Che è come dire minore domanda interna dell’eurozona, tout court.

Nulla di strano che il Pil dell’eurozona cresca poco, visto che la domanda interna è una delle sue componenti principali.

Qualcuno obietterà che è sbagliato trarre conclusioni sui dati di un solo mese. E infatti siamo andati a vederci anche il confronto fra il primo trimestre 2012 e il primo trimestre 2013.

Bene, un anno fa l’export pesava 454,9 miliardi. Nel 2013, 460,8, un miserrino 1% in più a fronte di un calo dell’import del 5% (da 456,2 a 432,7 miliardi).

Gli eurodotati, insomma, consumano meno e quindi importano meno dall’estero. O, si potrebbe dire, consumano meno tout court.

E il Pil boccheggia.

Interessante anche il dato del commercio intraeuro, ossia fra i paesi dell’Ue a 17. Anche qui, il dato è negativo: fra marzo 2013 e marzo 2012 si è perso il 9%, e fra i primi due trimestri 2012-2013 un bel 4%. Per la cronaca, tale quota di commercio vale circa 402 miliardi nel primo trimestre 2013, a fronte dei 460 del commercio extra Ue17.

Un calo degli scambi interni che palesa un problema di calo di consumi all’interno dei paesi oltre che dell’area presa nel suo complesso.

Questa singolare caratteristica di migliorare i surplus agendo sul lato della domanda interna (al ribasso) invece che stimolando quella esterna (al rialzo) la troviamo replicata nell’andamento della bilancia commerciale della Germania, come sempre il campione dell’eurozona.

Nel primo bimestre 2013, la Germania ha avuto surplus commerciali per 30,4 miliardi, 2,6 in più (quasi il 10% in più del surplus registrato nello stesso periodo del 2012. L’export però (sia intra Ue17 che extra Ue17) è rimasto lo stesso: 176,8 miliardi nel gennaio-febbraio 2012; 177 miliardi nel bimestre 2013. Le importazioni al contrario sono diminuite del 2%, da 149 a 146,6 miliardi.

Ecco il perché del surplus.

Ecco perché il Pil tedesco è cresciuto poco.

Se guardiamo in casa nostra, la cura dell’austerità sembra faccia un gran bene alla nostra bilancia commerciale. Sempre nel primo bimestre le esportazioni sono cresciute del 3% (da 59,2 a 60,7 mld) e le importazioni sono crollate del 6% (da 65 a 61,2 miliardi). Il nostro deficit (mica siamo tedeschi) è stato di appena 0,5 miliardi a fronte dei -5,8 miliardi del primo bimestre 2012.

La cosa strana è che questo andamento calante delle importazioni non risparmia nessuno dell’eurozona, tranne la Grecia che vede il suo import in aumento. Al contrario, se andiamo a vedere l’Ue a 27, quindi con i paesi che non aderiscono all’euro, notiamo che  per quasi tutti i paesi fuori dall’euro la crescita dell’import è costante.

Insomma, l’austerità fa bene al surplus commerciale, ma deprime il Pil.

Nessuno è perfetto.

Un Commento

  1. Luciano Sturaro

    Complimenti e grazie per i dati forniti che, a mio avviso,dimostrano che l’Euro funziona nei rapporti extra EU a 17 paesi e che i problemi sono tutti interni all’UE a 17 paesi. Una stessa moneta tiene forzatamente insieme economie diverse che, non potendo essere l’Euro abbandonato da alcun paese per motivi che ho più volte spiegato in precedenti commenti, necessariamente obbliga le economie dei paesi eurodeboli a convergere verso il livello medio di efficienza di quella dei paesi euroforti.
    Credendo fermamente in ciò, ritengo encomiabile la rigidita della Germania che sta obbligando le economie eurodeboli a rendersi efficienti, spero spazzando via il pestilente/ingordo parassitismo che le affligge e facendo emergere e premiando il merito,l’impegno, l’ingegno e il rischio di chi intraprende, naturalmente senza ridurre i servizi ai cittadini,già deludenti.

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    • Maurizio Sgroi

      salve,
      capisco il suo ragionamento e osservo solo che è facile essere rigidi quando se ne traggono i relativi benefici. Personalmente mi sforzo di inquadrare la questione dell’euro nella cornice più vasta dell’economia internazionale. nei prossimi giorni proverò ad approfondire.
      grazie per il commento

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    • Giacomo Brocca

      Sig. Luciano, forse lei non lo sa, ma la Germania (ma anche la Francia), in tutti questi anni di € ha sempre barato e cercato di fottere gli altri. A noi imponevano di non superare il 3% deficit/pil mentre loro se ne fregavano altamente e grazie al camuffamento della Kfw (la cassa depositi e prestiti tedesca) lo hanno sforato per molti anni per poter finanziare la loro “riforma” del lavoro. Il debito pubblico tedesco è salito ufficialmente dal 59 al 85% (e già qui ci sarebbe da ridire), ma se consideriamo anche i debiti nascosti all’interno della Kfw superiamo il 100%. Quindi, noi saremmo sicuramente un paese di parassiti, loro invece sono un paese di truffatori del vicino. Per non parlare poi del MES: l’italia ha versato 55 miliardi al fondo salva stati, i quali sono stati girati a Spagna, Irlanda e Grecia per salvare le loro banche che avevano contratto molti debiti nei confronti di quelle tedesche. Quindi in sostanza il MES è servito alla Germania per recuperare i suoi crediti. E intanto noi abbiamo dovuto indebitarci (e pagare interessi) per poter trovare quei 55 mld. Prima di dare del parassita a qualcuno la invito di informarsi meglio su chi sono i veri parassiti nell’Unione Europea. Se poi, abbassare i salari a 450€ al mese significa essere efficienti, io ho in mente un’altra idea di efficienza. Il mercato interno tedesco non vive certo momenti felici proprio perchè i lavoratori hanno uno stipendio (incrementato dal sussidio di stato) con il quale arrivano a stenti a fine mese. Se per lei questa è un’economia efficiente, per me assolutamente no perchè rendi il tuo popolo più povero. E infine le vorrei ricordare che l’€ è una moneta che per la germania è più debole del 20-30%, quindi se la germania uscisse dall’€ rivaluterebbe nel giro di qualche anno e bye bye esportazioni. Al contrario l’italia svaluterebbe e riprenderebbe ad esportare. Quindi l’€ non va per niente bene: è una valuta artificiale che non riflette le caretteristiche dei paesi che l’hanno adottata.

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