Cronicario: L’export italico emigra in Cina, il liberalismo in Germania

Vabbé il mondo si è capovolto, e ci sta pure in un anno bisestile dove è successa qualunque cosa compresi svariati terremoti. Ma leggere sull’ultima release Istat che le esportazioni italiche verso la Cina a settembre sono aumentate del 23% mi fa venire l’acquolina in bocca e gli occhi a mandorla, convincendomi che la nostra metamorfosi in copie dei cinesi, lungamente auspicata nell’ultimo ventennio, finalmente si è compiuta. Siamo noi i Grandi Esportatori, altro che i tedeschi, e tantomeno gli originali – i cinesi appunto – che ormai crescono solo perché hanno ottimi statistici in servizio permanente effettivo.

Invece noi: altroché. La quota delle nostre esportazioni extra Ue sul totale delle europee è passata dall’11 all’11,1%. Vinceremo. E giù altre cifre: export verso il Giappone: +18,2%. Export verso Usa (scusa Mister T.): +11,1%.

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La nostra sfortuna è che ancora girano quei tirchi dell’Ue, quelli dello Zerotre e dello Zerocinque, che spendono poco, e infatti il nostro export verso l’Ue è diminuito del 3,3%. E siccome il grosso di questo export lo facciamo in casa – per modo di dire – va a finire che la tirchieria dell’Ue ci ha guastato il trimestre, che si è chiuso con un export congiunturale in calo dell’1,6% e dell’import del 4,5. Già, importiamo pure, e per fortuna ancora l’energia è cheap, almeno finché i rialzi del dollaro non ce la faranno pagare cara. Ma a quanto pare nessuno sente il bisogno di avvisarci che il superdollaro può farci maluccio, specie se associato a una politica protezionista di marca Usa.

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Ma la conferma che il mondo si è capovolto, mi arriva dall’ennesimo spiffero che soffia nel cronicario globale dopo la gloriosa vittoria di Mister T: la Germania come ultimo ostello del liberalismo, il faro di libertà dell’Occidente e robe così. E mica lo dicono solo quelli del Foreign Affairs. Lo dicono un sacco di persone, che evidentemente coltivano il gusto sadico della nemesi e non hanno mai letto i libri di Sombart dei primi anni ’30.

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Insomma: gli italiani sono diventati cinesi e i tedeschi americani. Dal che deduco che i cinesi sono diventati italiani e gli americani tedeschi.

Cerco le prove nel cronicario e ne trovo a bizzeffe. Ve ne dico solo alcune. I cinesi sono sempre più pazzi per l’automobile, come eravamo noi ai tempi della 500. Figuratevi che il consumo nazionale di acciaio rimane in piedi solo grazie al fatto che l’industria automobilistica è in grande spolvero. Quanto agli Usa, beh, facile: a parte la prevalenza del biondo rame

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il dollaro sta diventando una moneta rifugio come il vecchio marco.

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Ne volete ancora? Trump in piena hybris germanica, si è messo a fare asse col Giappone, il premier Abe è il primo dei suoi incontri seri dopo le elezioni, e si telefona col bisnipote politico di Molotov, Putin. L’afrore di anni Trenta percola da ogni dove, convincendomi sempre più che il mondo è cambiato sul serio in questo scorcio di 2016. Persino certezze indubitabili, come l’aggancio della moneta dell’Arabia Saudita al dollaro, ormai vengono messe in discussione dai pezzi grossi del deserto. Gli arabi minacciano pure di uscire da Twitter e Citigroup, Non so se mi spiego. Oppure il QE della Bce: uno pensava che fossi qui per sempre, e invece no: perde pezzi grossi. La Bce potrebbe toglierci il paracadute monetario molto presto, questo è il succo del discorso. Ma non c’era l’inflazione bassa?

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Un altro zerocinque globale dice Eurostat. Ancora poco, ma ci stanno lavorando. Intanto arriva la notizia che è stato raggiunto l’accordo sul bilancio dell’Ue per il 2017 dopo 18 giorni di negoziazioni fra il Consiglio e il Parlamento europeo. Ora lo approveranno, alla faccia di chi aveva minacciato veti e quant’altro. E in attesa che il potente piano di stimolo suggerito ieri dalla Commissione Ue sortisca i suoi effetti, beccatevi questa perla

sarkozy

che fa il verso a quest’altra

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Vedere candidati così sbracciati e abbraccianti mi apre il cuore. Ma quanto si vogliono bene i francesi? E soprattutto quanto ci vogliono bene? Se ancora avete dubbi che il futuro dell’Europa – e quindi il nostro – si decida il prossimo aprile 2017, quando voteranno i Galli, beh allora cambiate canale: non vi meritate Cronicario.

Rimane il fatto che chiunque vinca, in Francia, sarà un insuccesso. Sarkozy che suggerisce un secondo referendum ai britannici una volta che l’Ue avrà completato le sue riforme dimostra un senso della realtà non meno problematico della sua potenziale sfidante. Di sicuro nell’UK non vedono l’ora.

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Tutto questo mentre un fantasma si aggira per l’Europa, a portar sfiga

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Siamo davvero a un punto di svolta e ci aspettano tempi duri. Mi consola appena il pensiero che non dureranno. Ancora un millennio. Poi il mondo finirà. Alé.

hawkins

A domani.

Un Commento

  1. altor (@OccupyCoscienza)

    Non trovo logica nei sondaggi economici internazionali dove gli USA appaiono come se fossero “normali” competitori contro il resto del mondo economico/finanziario. Gli USA sono il piú vasto e ricco impero mai esistito e non é giusto che venga concepito come una qualsiasi altra entititá nazionale- Essi ricavano immensi avvantaggi su i lori diretti sudditi. (partners) La loro politica ci costa! La loro geo-politica costa a tutti, avversamente e la loro globalizzazione continua ad impoverirci con competivitá assurde di commercio i.e. tariffe, barriere di scambio contro paesi come la Russia, Iran, ecc. ecc., disegnati ad indebolire per ragioni non commerciali, ma anche, come con il Canadá, suo “trade partner and closest ally”. La maggiore interferenza é il $US, una moneta il cui valore é basato su il “debito” loro, che scaricano direttamente o indirettamente su paesi sudditi e non. Tutto questo voi lo sapete meglio di me, mentre io navigo tra la propaganda di Wall St., MSM, e politici collusi che ancora non ci dicono che le banche nazionali del mondo non sono piú nazionali e sono sotto il control di globalisti come i Rothschild. Infatti, in Canada si parla di creare una banca federale per prestiti ai vary governi e a piccole e medie imprese sul territorio per non subire tassi di interesse stability da enti sotto il controllo di Wall St. Io, credo sará impossible instaurarla perché si creerebbero conflitti di interesse sotto le clause stabilite dalla “globalizzazione” stessa che potrebbe portarci (la nazione) nel loro “speciale” tribunale. Il capitalismo é morto negli USA e nel mondo sabotato dal loro stesso Impero che con Trump andrá da male in peggio, non perché Trump é il peggiore da Reagan ad oggi; il Liberismo adottato dalla Globalizzazione ha peggiorato sotto gli auspici Imperiali!

    Grazie e Ciao!
    altor

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