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L’energia che serve per far partire lo sviluppo africano

L’Africa manca di molte cose, come abbiamo osservato esplorando la dotazione infrastrutturale del continente. Ma la mancanza che le assomma tutte e che insieme condiziona più di ogni cosa lo sviluppo africano è la mancanza di energia. L’Africa non ha letteralmente la forza di andare avanti.

“Il deficit energetico dell’Africa – scrive l’Africa financial corporation nel suo rapporto 2025 – rappresenta il principale ostacolo alla trasformazione economica e l’opportunità di investimento più sottovalutata del continente”. I dati infatti ci dicono che la produzione di elettricità cresce a un tasso inferiore al 2% all’anno, “ben al di sotto della crescita demografica e del PIL”, portando a un calo del consumo di elettricità pro capite per la prima volta in due decenni. Questo in un momento in cui l’Africa deve espandere drasticamente il consumo di energia per guidare l’industrializzazione, la competitività e la crescita del settore privato.

Nel 2024, il continente ha aggiunto solo 6,5 GW di capacità su scala industriale alla propria rete. A titolo di confronto, l’India ha aggiunto 18 GW solo nelle energie rinnovabili e gli Stati Uniti 48,6 GW. Per raggiungere i propri obiettivi di sviluppo, l’Africa deve raddoppiare o triplicare la propria capacità energetica annuale. Non si tratta solo di una sfida infrastrutturale, ma di un imperativo economico strategico.

Questo malgrado l’Africa possa attingere a una base di risorse energetiche fra le più sottoutilizzate al mondo. In particolare, spiega l’AFC, “il continente ospita il più grande potenziale idroelettrico inutilizzato, le maggiori riserve geotermiche convenzionali e riceve una delle più elevate radiazioni solari a livello globale”. Tuttavia, queste risorse rimangono in gran parte bloccate a causa della debolezza delle infrastrutture e degli investimenti limitati.

L’AFC sottolinea che “l’Africa deve aggiungere almeno 16 GW di nuova capacità di generazione connessa alla rete all’anno fino al 2050 e investire 3,2-4,3 miliardi di dollari all’anno in infrastrutture di trasmissione per raggiungere anche i suoi obiettivi di crescita più elementari”. Ciò apre vaste opportunità di investimento in solare fotovoltaico, gas-to-power, energia idroelettrica, accumulo di energia a batterie e modernizzazione della rete. Le reti africane unificate sono l’unico modo per sbloccare scalabilità, affidabilità e resilienza. Il Mercato Unico Africano dell’Energia Elettrica (AfSEM) offre una tabella di marcia verso un unico mercato continentale, ma la sua realizzazione richiederà investimenti in corridoi di trasmissione, armonizzazione normativa e pianificazione coordinata transfrontaliera.

Nel frattempo però il costo dell’inazione sta aumentando. “Senza una radicale correzione di rotta, 560-570 milioni di persone in Africa continueranno a non avere accesso all’elettricità entro il 2030, una cifra invariata rispetto a quella odierna”. Ma con i giusti investimenti e riforme, “l’Africa può costruire il sistema energetico più dinamico, integrato e pronto per il futuro al mondo, alimentando la crescita della prossima generazione”. Il dramma dell’Africa sta tutto qua: grandi potenzialità che rischiano di rimanere grandi speranze. E nel frattempo una legione di persone che campa disperata.