Servizi e redditi sostengono i conti esteri italiani

Come che era facile prevedere a chiunque osservi sena pregiudizi i fatti dell’economia, il settore esportatore italiano di beni sta iniziando a mostrare segnali di sofferenza, che Bankitalia mostra nel suo ultimo bollettino economico. D’altronde sarebbe strano il contrario, visto i profondi collegamenti che il nostro paese ha con il resto del mondo e in particolare con la Germania, con la quale condivide molte catene di produzioni, la quale è alle prese con un cambio di paradigma produttivo dagli esiti molto incerti, e quindi con un’attualità assai sfidante.
Rimane il fatto: dobbiamo sperare che le altre componenti, come è successo nel secondo trimestre di quest’anno, compensino il declino del saldo commerciale dei beni. Pere o mele: ciò che conta è che il peso del saldo corrente rimanga stabile, o meglio ancora, cresca.
In effetti il saldo corrente è migliorato, ma il merito è dei servizi, che si confermano una novità positiva nella nostra contabilità nazionale recente, anche se assai meno di quanto sarebbe necessario, e del miglioramento dei redditi primari, peggiorati per ragioni che abbiamo già discusso altrove, ma che di recente sono andati meglio del solito.
Quanto all’export di beni, che fa da sempre la parte del leone nei nostri conti esteri, “dopo avere ristagnato all’inizio del 2024, nel secondo trimestre le esportazioni in volume sono scese dell’1,2 per cento”, scrive Bankitalia. Le vendite sono diminuite sia nei mercati fuori dall’UE, soprattutto negli Usa, sia nei mercati intra Ue, soprattutto nei settori della meccanica e degli autoveicoli.
Anche le importazioni di beni dall’estero hanno ristagnato: ci sono stati meno acquisti dai mercati interni, soprattutto dalla Germania – ed ecco le nostre catene di produzione – mentre sono aumentati gli acquisti dall’Asia. In calo acquisti di prodotti energetici e, ancora una volta, autoveicoli.
A fronte di questi andamenti commerciali, l’avanzo corrente si è comunque ampliato, arrivando al 2% del pil, grazie appunto al miglioramento dei redditi primari e dei servizi, cui certamente ha contribuito il settore turistico.
L’importanza di questo saldo non va sottovalutata. Sempre Bankitalia nota infatti che “gli investitori esteri continuano ad acquistare titoli pubblici italiani”. Parliamo di 29,3 miliardi, interamente concentrati in titoli a lungo termine e corrispondenti a circa la metà delle emissioni nette da parte del Tesoro nel trimestre considerato.
Evidentemente aiuta essere creditori netti. E questo non dovremmo mai dimenticarlo, visto che siamo in un contesto di forti emissioni di debito pubblico non più stabilizzate dagli interventi sul mercato secondario delle banche centrali. Il credito, insomma, bisognerà sempre più meritarselo. Non a caso si parla di merito di credito.
