L’Europa invecchia bene, ma non abbastanza

L’ultimo rapporto Ocse su lo stato di salute dell’Europa contiene moltissime informazioni utili su un tema, quello dell’invecchiamento della popolazione, che ormai si candida a diventare il cuore del problema economico che il vecchio continente, e mai soprannome fu più adatto, dovrà affrontare nei prossimi decenni.

L’invecchiamento della popolazione ha infiniti risvolti che impattano sull’economia di un territorio. Una forza di lavoro più anziana, a cui si associano tassi di natalità in costante calo, implica una costante usura della popolazione attiva, con effetti significativi sulla produttività. A meno di non credere che i robot finiranno davvero per lavorare al nostro posto.

Una popolazione anziana, inoltre, genera una certa domanda di servizi, ad esempio di cure e assistenza, che tendono a diventare prevalenti mano a mano che questa parte di popolazione cresce sul totale. Un trend quest’ultimo che non risparmia nessun paese. In più genera pressione sulle finanze pubbliche, che devono garantire questi servizi, almeno in parte, e quelli previdenziali.

Se a questo scenario aggiungete la circostanza che una demografia del genera non si è mai osservata prima, capiamo subito che ci troviamo di fronte a uno di quei tornanti della storia che meritano attenta osservazione. Non solo per i risvolti economici che incorpora, ma anche per la tipologia di società che si sta tratteggiando davanti ai nostri occhi. Sappiamo che domani avremo molti più anziani di oggi. Ma come vivranno questi anziani? In che condizioni? Una società che funziona dovrebbe considerare i propri anziani come una cartina tornasole del proprio successo. Avere anziani in salute e attivi è la prima cosa che dovremmo desiderare tutti.

Da questo punto di vista la situazione nel nostro continente è buona, ma non abbastanza. I dati Ocse rivelano che, in media, i due terzi di guadagno di speranza di vita osservato fra il 2005 e il 2022 gli over 65 europei hanno la probabilità di viverli in buone condizioni di salute. E per gli over 60 questa evidenza è simile.

Questo ci dimostra che l’ipotesi che correla il successo di una società alle condizioni dei propri anziani ha un qualche fondamento. E notiamo che questo non ha esclusivamente a che vedere con i fattori economici. Se guardiamo all’interno dei diversi paesi, notiamo infatti alcune curiosità.

La Germania, malgrado sia uno dei paesi europei con la maggiore spesa pro capite per la sanità, ha un numero di anni in salute e una speranza di vita più bassa rispetto a paesi assai meno dotati, come il nostro.

L’economia invece conta, ma insieme alle altre componenti che definiscono i quintili più alti del reddito, se guardiamo alle condizioni di salute all’interno della popolazione anziana.

Le persone più istruite, che di solito sono anche quelle più benestanti, invecchiano meglio di quelle meno istruite. Dipende dal reddito, sicuramente. Ma anche da altre cose: una maggiore capacità di avere e usare informazioni, ad esempio, che, al netto della buona sorte, che aiuta sempre, consentono di mitigare gli effetti più avversi che l’invecchiamento provoca.

E questi fattori, in buona parte, sono sotto il controllo delle persone. Parliamo di attività fisica, qualità dell’alimentazione, consumo di alcol, tabacco o sostanze stupefacenti. Sono questi agenti che in larga parte influenzano la qualità dell’invecchiamento, come mostra la statistica delle morbilità più diffuse.

L’Europa invecchia bene, perciò, ma non abbastanza. Di fronte a una previsione di società che per un terzo saranno composte da anziani bisognerebbe lavorare per sviluppare la consapevolezza di queste persone. Capire che i fattori di rischio, quelli che poi provocano le cattive abitudini, forse non sono neanche censiti, o addirittura conosciuti. Servirebbe, insomma, una maggiore accortezza nell’analisi e nella sperimentazione di politiche pubbliche di prevenzione e preparazione alla vecchiaia.

Ciò soprattutto perché, e lo si capisce dal grafico che apre questo post, i governi non spenderanno molto più di quello che spendono già per la salute pubblica. In sostanza, dovremo imparare a cavarcela sempre più con le nostre forze. E’ sicuramente un rischio. Ma anche un’opportunità.

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