Le sfide storiche che attendono l’economia reale

I valori storicamente elevati del debito globale fanno talmente notizia da mettere in ombra il problema sostanziale che rende questi record problematici per l’economia internazionale. Ossia la circostanza che la crescita, che questi debiti dovrebbe sostenere, rallenta da decenni. Si è parlato persino di stagnazione secolare, negli anni passati.
Aldilà delle suggestioni, il fatto è assai concreto. Il grafico in alto a sinistra che apre questo post rappresenta meglio di tante parole l’andamento della crescita economica dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, quando nelle economie avanzate si è incardinato un trend di crescita declinante sulle cui ragioni molto si è scritto, solo per arrivare ala conclusione che sono all’opera fattori strutturali di lungo periodo.
Fra questi la Bis, nella sua ultima relazione economica annuale, sottolinea il declino della produttività, che in qualche modo riepiloga queste ragioni strutturali, che ha trovato alimento non solo nella demografia avversa, ma anche nel declinante dividendo dell’innovazione tecnologica, che evidentemente non è bastata a compensare la prima.
In effetti se osservate il grafico centrale, noterete subito che l’aumento della forza lavoro osservata dal 2019 ad oggi nei paesi censiti è dipesa esclusivamente dai lavoratori stranieri. L’istogramma blu, che fotografa l’andamento dei lavoratori residenti è praticamente piatto. E questo dovrebbe bastare a comprendere quanto sia seria la situazione.
Ad aggravare la situazione, la circostanza che anche le economie emergenti, dalle quali si attendeva una maggiore dinamicità, sono afflitte da problemi di crescita che rallenta. Valga per tutte l’esempio della Cina, ex grande speranza dell’Occidente.
Questo declino si spiega stavolta con il sostanziale crollo degli investimenti diretti in questi paesi (grafico di destra) dai quali dipendono molte delle fortune di questi paesi. Il fatto che i flussi commerciali resistano è l’unica buona notizia di questo quadro, che però ne contiene una cattiva. Molte economie, e quelle asiatiche più di altre, dipendono sostanzialmente da questo commercio, un po’ come gli esportatori di materie prime dipendono dal petrolio per la loro salute economica. E questo in un momento storico in cui si parla di dazi aggiunge un’altra incognita a un’equazione che ne ha già fin troppe.
“La globalizzazione è stata una forza vitale per sostenere la crescita della ricchezza, bilanciando fattori che le si contrapponevano”, scrive la Bis. “E tuttavia questi benefit sono sempre più minacciati”. E non serve qui ripetere da cosa e da chi.
Giova invece ricordare, per concludere, che i debiti, quelli pubblici ma anche quelli privati, sono destinati ad aumentare, dopo essere cresciuti significativamente.

In questa situazione mantenere prudenza e un ragionevole ottimismo è nientemeno che vitale. Ma serve anche consapevolezza che le sfide storiche non si affrontano con i pannicelli caldi. E magari decidere di iniziare a fare sul serio.
