Etichettato: deficit e crisi
Facile sussidiare, difficile tornare indietro

Quindici anni dopo la Grande Crisi che ha cambiato la storia recente – altro che pandemia – è bello guardarsi indietro a trovare conferma di un pensiero che di tanto in tanto fa capolino nel nostro dibattito pubblico e che viene rapidamente obliterato perché nel frattempo è arrivata un’altra emergenza: i sussidi del governo sono facili da concedere, ma difficili da togliere. Sono appiccicosi come colla: si attaccano al bilancio dello stato e solo con grande fatica vengono via.
Se quindici anni dopo, quindi nel 2022, “il debito pubblico dell’area dell’euro continuava a essere superiore a oltre il 3 per cento del PIL in conseguenza del sostegno offerto al settore finanziario”, come spiega la Bce nel sul ultimo bollettino, che ne sarà delle enormità concesse in nome dell’emergenza sanitaria? Una domanda non banale, visto che rispetto al 2022 l’aria monetaria è cambiata e adesso sul debito pubblico soffia il vento gelido che arrivata dalle vette raggiunte dal tasso d’interesse, ormai a livello degli anni ’90.
Poi c’è la questione del deficit, ovviamente. Anche questo, negli anni, ha avuto un peso non indifferente nella contabilità dell’eurozona.

Ovviamente parliamo di medie. I paesi hanno reagito molto diversamente all’emergenza dell’epoca, a seconda ovviamente delle proprie scelte e disponibilità. Paesi come la Germania, i Paese Bassi, l’Austria hanno visto il debito pubblico crescere di dieci punti. Altri come Spagna, Irlanda e Grecia hanno chiesto il soccorso europeo, e questi ultimi, ancora nel 2022, vedevano un impatto sul loro debito dei programmi di aggiustamento superiore a 10 punti di pil.

Una volta tanto il nostro paese si è dimostrato virtuoso. Ogni tanto non potersi permettere troppa generosità aiuta.
