Etichettato: india vende petrolio russo raffinato agli europei

L’India fra petrolio russo e valuta cinese

Chi scruta con preoccupato interesse i tormenti della nuova globalizzazione nascente troverà certamente istruttiva la storia diffusa, fra gli altri, da Reuters, che racconta dell’irritazione del governo indiano alla notizia che alcune raffinerie statali avrebbero cominciato a pagare in yuan le importazioni di greggio (scontato) dai russi. Al punto che sette carichi sarebbero sospesi proprio in ragione di tale disappunto, che non è difficile da capire se si ricorda che India e Cina litigano da tempo per questioni di confine.

Ma come, direte voi, non fanno parte dei BRICS? Evidentemente la partecipazione al gruppo che dopo un recente rilancio stampa si propone come aggregatore del cosiddetto Sud del mondo non basta a stemperare vecchie antipatie.

Tanto più che l’India si trova al centro di una complessa rete di interessi che coinvolgono gli Stati Uniti, come sa bene chi frequenti le cronache dell’Indopacifico, e l’Europa. Abbiamo già parlato del corridoio che dovrebbe unire l’India alla Grecia, passando dal Medio Oriente, ma vale anche la pena ricordare che l’India, nella sofferta vicenda dal bando al petrolio russo che gli occidentali hanno sanzionato dopo l’invasione dell’Ucraina, si è segnalata per essere fra i maggiori esportatori in Europa di prodotti petroliferi raffinati ricavati proprio dal petrolio russo, che gli indiani comprano a prezzi scontati per le notorie difficoltà di Mosca a raggiungere il prezzo dei mercati internazionali. Una situazione che è stata definita da un uomo d’affari indiano come “win win per l’economia internazionale”. E spero che apprezziate l’involontaria ironia.

Ironia, poi, fino a un certo punto. Comprare petrolio russo sanzionato, con valuta cinese inconvertibile o chissà quale altra, da vendere raffinato in quell’Europa che ha messo al bando il greggio russo è effettivamente una soluzione che fa contenti tutti quelli che credono che la globalizzazione goda di ottima salute, pure se al prezzo di qualche acciacco.

Le complicazioni della politica rendono il tutto più costoso magari – gli importatori indiani devono convertire le rupie in dollari di Hong Kong e poi in yuan – e questo spiega anche un pezzo dell’inflazione che arriva sulle nostre tavole. Ma alla fine del giro, la benzina arriva alle nostre pompe, i russi pompano petrolio, i cinesi si convincono che la loro valuta può essere un valido sostituto del dollaro e i BRICS che possono creare un nuovo ordine mondiale che funzioni. Funziona cosi però: fra mille inutili, costose, complicazioni.