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il “Re Sole” Usa surriscalda sempre più le altre economie avanzate

Chi si stupisce delle recenti turbolenze che dall’America si sono sprigionate deprimendo le borse di mezzo mondo, dovrebbe sempre ricordare che non stiamo parlando di un paese come un altro. Gli Usa rimangono la prima economia del mondo e anche l’emittente della moneta che fa le veci di quella internazionale. Quindi se gli Usa si agitano, il resto del mondo balla. E infatti stiamo ballando, fra un annuncio e un dazio.

Questa elementare verità, che prepara molti dei nostri tormenti futuri, s’intravede in una interessante analisi contenuta nell’ultimo Quarterly Report della Bis, dove si osserva con malcelato stupore che “i rendimenti statunitensi hanno dato il tono ai rendimenti globali, tirando su i rendimenti di altre AE, in particolare nella seconda metà del 2024”. Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, aggiungiamo. Visto che l’economia statunitense va (andava?) molto diversamente da quelle degli altri paesi avanzati e quindi era logico supporre che i tassi Usa salissero di più di quelli degli altri.

E invece no. “I tassi a lungo termine nelle principali economie si sono mossi di pari passo negli ultimi mesi, in particolare dal quarto trimestre del 2024. Ad esempio, lo spread tra i titoli del Tesoro USA a 10 anni e i bund tedeschi ha oscillato intorno ai 210 punti base dall’ottobre scorso, in contrasto con un periodo di oscillazioni pronunciate all’inizio del 2024 (grafico sopra a sinistra)”.

Gli analisti hanno osservato con sorpresa che “la crescita nella maggior parte delle AE ha generalmente seguito quella dell’economia statunitense per la maggior parte del periodo post-pandemia e il dinamismo irregolare è continuato nella seconda metà del 2024”. Ciò malgrado nessuno si aspetti che i paesi ad economia avanzata crescano quanto gli Usa. Insomma, esiste una chiara logica “satellitare” fra il grande sole statunitense e il resto del sistema. I satelliti, appunto

E infatti “l’impennata dei tassi di interesse statunitensi nella seconda metà del 2024 ha esercitato un’attrazione gravitazionale sui rendimenti di altre importanti economie. Ad esempio, circa un terzo della varianza delle variazioni inattese nei rendimenti decennali di Germania e Regno Unito può essere attribuita a variazioni inattese nei rendimenti decennali statunitensi (grafico sopra al centro, linea rossa)”.

Queste influenze – spillover – sono cresciute parecchio dalla fine dello scorso anno e hanno raggiunto il picco nei primi mesi di quest’anno, con i tassi Usa a salire con “effetti molto più ampi sui mercati obbligazionari AE rispetto al contrario”. L’attrazione gravitazionale di un satellite su un pianeta, per quanto grande, rimane sempre limitata.

Il fatto interessante è che ogni evento che riguarda gli Usa si trasmette con amplificazione crescente all’estero. Gli analisti della banca hanno osservato, ad esempio, che le notizie sul mercato del lavoro Usa, nel periodo 2023-24, hanno avuto un effetto quattro volte maggiore sull’estero rispetto a quello osservato nel decennio precedente (grafico sopra a destra). Qualcosa di simile si è osservato relativamente ai dati sull’inflazione. Gli Usa, proprio come una stella che diviene sempre più calda in virtù delle sue reazioni chimiche, “riscaldano” sempre più i pianeti che orbitano intorno.

“L’influenza sproporzionata dei rendimenti obbligazionari statunitensi su altri AE, con effetti reciproci limitati, supporta ulteriormente la nozione di effetti di ricaduta asimmetrici e sottolinea il ruolo dominante degli Stati Uniti nei mercati finanziari globali”, conclude la Bis con una punta di ovvio. Meno ovvio è il fatto che se gli Usa sono sempre più caldi significa che dobbiamo imparare a “raffreddarci”. E non è detto che sia possibile.