Etichettato: outlook ocse giugno 2025
L’economia che rallenta in un mondo popolato da sonnambuli

Nessuna sorpresa sotto il sole, si potrebbe dire leggendo l’ultimo outlook pubblicato da Ocse sull’economia internazionale. Al netto dei numeri, che ricordano sempre le lotterie, il rapporto conferma quello che sapevamo da tempo: l’economia sta gradualmente rallentando mentre l’inflazione si dimostra particolarmente resiliente in alcune regioni.
Il cuore di questi andamenti si concentra, non a caso, negli Usa dove le politiche economiche stanno contribuendo in qualche modo ad esasperare questi trend. Difatti l’economia è vista in graduale rallentamento fino al 2026, mentre l’inflazione fatica a tornare verso i target.

Le difficoltà dell’America sono in qualche modo speculari a quelle della Cina, la grande rivale finita sotto pressione a causa delle politiche commerciali volute dall’amministrazione Usa, che, sommandosi a diverse difficoltà interne, hanno creato un contesto deflazionario associato a una crescita ben al di sotto dei target storici, e ormai vista inferiore al 5%.
La Cina, peraltro, patisce una situazione fiscale molto complicata, esattamente come gli Usa con la rilevante differenza che non esprime la moneta degli scambi internazionali.
L’Europa vive un po’ in mezzo a questo guado. L’inflazione appare più sotto controllo, ma i livelli di crescita sono i più deboli di tutti, complice anche una domanda interna che non riesce ad esprimere alcuna dinamicità, mentre il canale “storico” della crescita europea, ossia le esportazioni è devastato dall’incertezza che circonda la trattativa in corso con gli Usa, della quale si sa soltanto che è complicata. Nell’arco di un mese dovremmo saperne qualcosa in più.
Il fatto che si parli così tanto di commercio, spiega anche perché Ocse abbia speso molte parole per stigmatizzare l’aumento del protezionismo e delle restrizioni commerciali, che di fatto ha innescato la spirale depressiva della crescita economica internazionale, che in un contesto di crisi fiscale strisciante finisce con l’aggiungere stress a una situazione già molto tesa. E’ noto che l’unica cura possibile contro la crescita del debito è la crescita economica, e che il fattore più rilevante della crescita economica di questi anni è stato il commercio internazionale. Ma sembra che i governi abbiano deciso di poterne fare a meno, al punto da penalizzare chi scambia merci e servizi.
Chiaro che Ocse inviti quindi a togliere dal tavolo le restrizioni. Un appello che somiglia a quello dei pacifisti quando ci sono le guerre. O che inviti i governi alla disciplina fiscale. Un appello che somiglia a quello di chi invita ad abbassare il volume della musica quando infuria la festa. Perché il problema è chiaro: nessuno vuole, o più semplicemente può, davvero cambiare le cose. I governi sono in stato di sonnambulismo e con loro le società che li esprimono. Chiaro che l’economia rallenti. Succede quando il mondo si addormenta.
