Etichettato: rallentamento commercio internazionale

L’import dei beni cinesi in Italia “nascosto” dall’Olanda

Il commercio internazionale galleggia lungo un trend declinante ormai da anni, e lo sappiamo bene. Il numero crescente delle restrizioni, generato dall’inimicizia crescente fra i due grandi litiganti, ossia Cina e Usa, non fa certo godere l’Europa che da una parte dipende pesantemente – anche se meno degli Usa – dalle importazioni di merci cinesi, e dall’altro ha un chiaro debito di lealtà nei confronti degli Usa, come mostra anche la recente decisione di alzare i dazi sulle auto elettriche cinesi.

Il problema è che dietro le rutilanti dichiarazioni ufficiali ci stanno le necessità di tutti i giorni, che certo non possono essere servite rivoltando tutto d’un tratto l’ordito delle relazioni internazionali. Si può anche importare meno dalla Cina, ma non si può non farlo con un colpo di bacchetta magica, anche se piacerebbe a molti.

Sicché, come mostra il grafico sopra che apre questo post, le importazioni dalla Cina sono molto diminuite, più per gli Usa che per l’Europa. Ma questo è solo un lato della verità ufficiale. E la realtà di tutti i giorni ce lo mostra con chiarezza. Continuano a circolare, specie nel settore hi tech per il quale l’Europa dipende molto dall’industria cinese, molte merci cinesi che però usano le vie traverse per arrivare nei nostri grandi magazzini.

E la via traversa, come insegnano i proverbi, spesso è più breve di quella dritta, specie se, come succede in Europa, ma anche in Asia, si dispone di porti accoglienti che “mascherano” rispettando tutti i crismi delle regole internazionali del commercio, la provenienza delle merci.

Un paio di esempi basteranno. Gli Usa hanno diminuito drasticamente le importazioni dalla Cina – oltre 5 punti percentuali – ma l’hanno aumentata dai paesi vicini come Taiwan, Vietnam e India, dove magari sono state spostate nel frattempo alcune catene di produzione, magari proprio a marchio cinese. L’Europa ha visto diminuire meno degli Usa le importazioni di merci cinesi, fra 1 e 2 punti percentuali, ma si sono verificate curiose triangolazioni come quella osservata fra Cina, Olanda e Italia.

In Italia, infatti, c’è stata una notevole flessione delle importazioni di prodotti a tecnologia avanzata dalla Cina, quindi Pc e Smartphone, ma al tempo stesso si è osservato un aumento delle importazioni di questi stessi prodotti dall’Olanda. Nel 2022, secondo i dati raccolti da Bankitalia nella sua relazione annuale, oltre il 90% delle importazioni italiane di PC portatili dai Paesi Bassi era di origine cinesi, quando questa stessa voce quotava il 57% nel 2017. Il fatto è ancora più evidente per i cellulari. Nel 2017 il 30 per cento delle importazioni dai Paesi Bassi di cellulari era per il 30% di telefoni cinesi, nel 2022 siamo arrivati al 70%. Ed ecco perché trovate così tanti smartphone cinesi nei centri commerciali.

La morale di questa storia è evidente. Fra il dire e il fare non c’è soltanto il mare. C’è anche l’oceano della domanda dei consumatori finali che trova sempre il modo per essere soddisfatta. Si può complicare quanto si vuole il commercio internazionale, ottenendo come risultato il suo rallentamento. Ma non si può fermare. A meno di non voler fermare il mondo.