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Aumentano i pagamenti cashless, ma resistono i bigliettoni

La Bis ha pubblicato di recente un aggiornamento dei dati che monitorano l’andamento dei pagamenti cashless, quindi con strumenti che escludono i contanti, a livello globale raggiungendo una conclusione che può apparire contraddittoria, ma che in fondo non lo è. Da una parte, infatti, si osserva la graduale crescita di questi pagamenti, nelle loro varie forme, pure se gli importi rimangono sostanzialmente stabili, malgrado i rincari provocati dall’inflazione.

Dall’altra si osserva che i pagamenti in contante, espressi come domanda di contante in rapporto al pil, sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti convergono verso valori simili. Nel nostro paese sono praticamente rimasti immutati da quasi un decennio.

I due dati non sono così sorprendenti e si possono spiegare in tanti modi. A cominciare dal fatto che i pagamenti cashless sono più diffusi nella fascia più giovane della popolazione, mentre quella più anziana, il cui peso relativo è in crescita nelle nostre popolazioni, usa con maggiore frequenza il contante.

Un altro elemento che fa riflettere è che a fronte del rapido aumento dei pagamenti cashless c’è stata una effettiva diminuzione dei prelievi, specie di banconote di piccolo taglio, mentre la domanda di banconote di taglio elevato rimane robusta, esprimendo anzi la maggior parte della domanda di contante in molti paesi. Un indizio che solleva parecchie domande sulla destinazione di questo denaro.

In questo scenario, sarà interessante osservare come l’arrivo della moneta digitale di banca centrale si posizionerà fra le scelte dei consumatori. Certamente non farà sparire la mazzetta di contanti, che magari viene utilizzata per fini non proprio commendevoli, però è assai probabile che sarà un ottimo attivatore dello sviluppo dei pagamenti veloci, che già risultano in crescita e dei micropagamenti. Uno stimolo in più per la domanda, insomma. A patto ovviamente di avere il borsellino elettronico pieno.