Progetto Aurum, l’alba del denaro imperiale

Con una indovinata operazione di marketing, la Bis di Basilea, da anni molto attiva sul versante dello studio dell’evoluzione del denaro digitale di banca centrale (Central bank digital currency, CBDC) ha presentato alla comunità internazionale il suo progetto Aurum, ossia il primo prototipo di una moneta digitale di banca centrale che funziona sia a livello interbancario che a livello retail.
Non può certo passare inosservata la scelta del nome del progetto, che rivela un universo di pensieri e di memorie che certamente la Bis frequenta per mestiere, essendo una sorta super banca centrale che ormai da oltre un secolo è un punto di riferimento per il central banking. E anche la scelta della copertina del paper – una moneta aurea imperiale romana – dice tutto quello che c’è da sapere sul significato di Aurum. Per non farla troppo lunga, potremmo ricordare le parole di un vecchio banchiere, un Rothschild, che interrogato su cosa fosse l’oro rispose con sommo senso pratico che era denaro, semplicemente denaro.
La realtà si è dimostrata assai più complessa di come la immaginavano questi pratici sacerdoti della moneta. L’oro non è – o almeno non è più – un metallo. Oggi l’oro, che incarna la moneta, è la fiducia. E questa fiducia può solo uscirne rafforzata se un consesso internazionale di banche centrali costruisce una infrastruttura capace di far circolare denaro – ossia oro digitale – nei server dell’interbancario e insieme nei wallet dei nostri smartphone.

Ed ecco perché la presentazione di Aurum, la moneta imperiale del futuro potremmo dire con un pizzico d’ironia, arriva pochi giorni prima del lancio della primo pagamento di valore reale fra banche centrali con tramite la piattaforma MBridge, concepita per i pagamenti transfrontalieri con valute digitali.
Forse ha ragione chi pensa che prima o poi sorgerà un nuovo impero, e poi vedremo quali saranno i suoi confini. I banchieri, che vedono lungo, si stanno già attrezzando.