Cartolina. La fine del lavoro (domestico)

Ci sono voluti 100 anni, dall’inizio del secolo scorso, per ridurre a 15 ore a settimana, dalla sessantina che erano prima, le ore che bisognava dedicare al lavoro domestico negli Stati Uniti. Il calo ha progressivamente rallentato lungo gli anni ’80 fino ad arrivare a una sorta di plateau negli anni ’90, quando si è stabilizzato in una quindicina di ore settimanali. Le famiglie americane sono ampiamente dotate di aspirapolveri, lavatrici, lavapiatti, asciugatrici, frigoriferi e forni a microonde, che fanno tutta la fatica per loro. La fine del lavoro domestico, definitivamente appaltato ai robot, appare adesso davanti ai nostri occhi come una concreta possibilità. E per fortuna. Perché dovremo lavorare parecchio, altrove, per pagare tutta questa roba.

Un Commento

  1. Francesco Barone

    Egr. dott. Sgroi,

    colgo un tono ironico nella sua “cartolina”, almeno così vorrei leggerla.

    Buttandola però sul serio, devo osservare che se l’opzione robot rappresenta un altro passo vanti nello “spegnimento” definitivo del “focolare domestico”, non ci resta che convertire quel che resta della famiglia in S.r.l. . I figli (se ce ne sono), gli anziani, i malati, i disabili ? Verranno “terziarizzati” !

    In alternativa propongo un bel reddito di “empatia relazionale” a chi si occupa in pianta stabile dell’attività domestica: settore della produzione ad altissimo valore aggiunto, che fa schizzare in alto il Benessere Interno Lordo (BIL).

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  2. Francesco Barone

    Solo uno per famiglia potrebbe percepire il RER, gli altri (in condizione di farlo) dovrebbero cercarsi un lavoro, anche perché una parte di quegli stipendi andrebbero ad alimentare lo stesso RER, il resto andrebbe a carico dell’INPS, con il contributo fiscale di tutti secondo la capacità contributiva (progressiva).

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