L’AI in Italia: se ne parla tanto si usa poco

Se si usasse l’AI quanto se ne parla, saremmo degli avanguardisti nell’uso di queste tecnologie. E invece l’ultima relazione di Bankitalia ci restituisce un’immagine molto differente da quella che si percepisce orecchiando il dibattito pubblico: le famiglie italiane usano poco o nulla i vari bot di AI generativa e potendo scegliere preferiscono di gran lunga avere a che fare con gli esseri umani che con macchine beneducate ma spesso poco utili.

Sarà una conseguenza del fatto che siamo un paese che invecchia, o forse delle vecchie abitudini dure a morire, però rimane il dato: dalla rilevazione effettuata dalla Banca, contenuta all’interno dell’Indagine congiunturale sulle famiglie italiane (ICF) è emerso che solo un quarto degli intervistati aveva usato un assistente digitale negli ultimi dodici mesi e solo il 10% ha detto di usarlo almeno una volta a settimana.

I numero salgono di quale unità se ci si rivolge solo agli occupati. Fra questi il 37% dice di aver usato un bot nell’ultimo anno, e il 13% lo usa almeno una volta a settimana. A parità di condizioni, l’uso è più comune fra gli uomini, i giovani e gli occupati nel settore dell’informazione e della comunicazione, delle attività professionali, scientifiche e tecniche, ma anche del settore dell’istruzione. Tutti segmenti dove fa evidentemente comodo usare uno strumento che sembra – e sottolineo sembra – sappia tutto e abbia per tutto una risposta.

Un terzo delle persone intervistate ritiene che ci sia una probabilità di almeno il 50% che l’AI generativa aumenti la loro produttività – ma sarebbe interessante capire se a livello quantitativo o anche qualitativo – e un terzo circa crede che questa tecnologia possa aiutare le ricerche di nuove opportunità di lavoro. Tra gli occupati, il 13% teme che l’AI possa avere impatti negativi sul loro posto e addirittura il 23% teme che possa provocare una diminuzione della retribuzione.

Se dai lavoratori che hanno a che fare con questi strumenti, passiamo ai fruitori che se li trovano davanti come interlocutori lo scenario cambia drasticamente. La gran parte preferisce senza dubbio parlare con una persona piuttosto che con una macchina. Ma difficilmente il sistema rinuncerà ai risparmi che porta questa tecnologia per far felici le persone.

Un dato interessante, che si può osservare nel grafico di sinistra, riguarda l’informazione e la formazione. Mentre per i servizi bancari la fiducia verso le persone è drasticamente superiore rispetto a quella verso la macchina, quando si tratta di informarsi o formarsi, le cose praticamente si equivalgono. Questo significa che, nella percezione delle persone, il lavoro di un giornalista o di un educatore umano vale quanto quello di una macchina. E poiché quello della macchina vale poco, se ne deduce che vale poco anche quello delle persone che lavorano in questi campi. Faremmo bene a tenerlo a mente.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.