Le tariffe Usa e la crescita dell’incertezza

Il grafico che apre questo post, che ho estratto dall’ultimo World economic outlook del Fmi, racconta meglio di mille parole cosa sta succedendo nell’economia internazionale, dove l’unica cosa che cresce a passo rapido è l’incertezza.
E’ interessante osservarlo oggi, mentre il presidente Usa annuncia via social al suo popolo che “miliardi affluiranno negli Usa grazie ai dazi”, omettendo di ricordare che intanto questi miliardi li pagheranno gli importatori americani, perché ci dice un’altra cosa. Ossia che l’incertezza cresce. E questo malgrado le tariffe Usa tendano ad essere fissate a un livello assai più basso di quello minacciato dall’amministrazione Usa solo pochi mesi fa.
Segno evidente che non sono le tariffe in sé ciò che spaventa gli osservatori, pure se sicuramente avranno effetti economici. Ma il modo in cui tutta la questione è stata gestita e soprattutto il futuro. Gli Usa hanno dimostrato di essere imprevedibili. E questo è l’autentico lievito che fa crescere l’incertezza globale.
La buona notizia è che per il momento gli effetti di questo lento avvelenamento dei pozzi che nutrono la crescita non si vedono granché. La crescita globale è addirittura rivista al rialzo dello 0,2% e dello 0,1%, al 3% nel 2025 e al 3,1% nel 2026, rispetto al WEO di aprile scorso. Una stima che tiene conto dello scossone di aprile, quando molti hanno anticipato gli acquisti per provare a dribblare il sovra costo generato dai dazi prima che entrassero in vigore, e poi alimentata dall’espansione fiscale che molti paesi, Usa in testa, continuano a perseguire. L’inflazione è vista in calo. Quella globale dovrebbe arrivare al 4,2% nel 2025 e al 3,6% nel 2026.
E’ sufficiente questo per dire che l’abbiamo scampata? No. Perché l’incertezza non è un modo di dire. Riguarda l’essenza stessa di queste previsioni che sono migliori di quanto fossero ad aprile ma sono assai più incerte. E’ questo il problema. Anche perché i fattori che amplificano l’incertezza – i rischi di una guerra commerciale e i deficit fiscali per dirne due – sono ancora ben presenti e molto persistenti.
Se si volesse stabilizzare queste previsioni bisognerebbe lavorare per costruire certezze. Fare accordi commerciali chiari, che magari non vengano smentiti o ridiscussi l’indomani. O assumere atteggiamenti razionali e non umorali. Il tutto, visti i tempi che corrono, risulta parecchio improbabile. Quindi incerto. E questo ci riporta al problema.
