Cartolina. Made in China

L’export cinese continua a crescere, nonostante i dazi, nonostante tutto. O forse anche grazie ai dazi e a tutto il resto. Al fatto che la Cina ha lentamente concentrato al suo interno le catene del valore. Al fatto che l’estero dipende sempre più dai beni cinesi e chissà cosa ne sarà dei servizi. E anche al fatto che i cinesi usano sempre meno risorse dall’estero, un po’ perché consumano poco, un po’ perché hanno imparato a far tutto da soli. Sicché l’attivo commerciale si allarga. Il Made in China non è più solo un prodotto. E’ uno stile di vita. Chissà se farà scuola.

Purtroppo è vero. Spaventa però che la Cina utilizza il surplus non per migliorare il tenore di vita dei suoi cittadini ma per scopi tutt’altro che pacifici. A noi la scelta se comprare cinese… oppure no.
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salve,
quello che lei dice della Cina si potrebbe ripetere per molti altri paesi.
Ma quel che mi chiedo, e le chiedo, è se migliorare il tenore di vita non dipenda anche dai cittadini, oltre che dallo stato. L’idea di uno stato provvidenziale non è salutare, secondo me. Un po’ come quella di uno stato onnipresente. Questo semmai potrebbe essere il limite del Made in China. E non solo in China.
Grazie per il commento
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In vari Consessi internazionali i responsabili dei Governi della Terra hanno cercato di produrre accordi che muovessero verso i principi della Responsabilità Sociale delle Imprese (CSR) . Malgrado ciò
attività considerate assolutamente illecite o pericolose in alcuni Paesi, hanno continuato a svilupparsi in altri ed i prodotti di queste hanno continuato a circolare ovunque, entrando in concorrenza con quelli prodotti dalle aziende considerate “socialmente responsabili”.
In ultima analisi si è constatato che non è possibile auspicare la “conversione dei lupi”, lasciando che gli “agnelli” pascolino in promiscuità con quelli e ne vengano invariabilmente sbranati. Questo concetto di globalità sa più di lupo che di agnello. Saluti cordiali.
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