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L’economia atterra dolcemente verso l’ignoto

Finora tutto bene, titola con involontaria (?) ironia la Bis il suo editoriale che apre l’ultima rassegna annuale della banca di Basilea che dall’alto della sua Svizzera osserva lo svolgersi procelloso dei marosi economici internazionali. Finora tutto bene, perciò, che non somiglia affatto al celebre “tutto è bene ciò che finisce bene”, per la semplice ragione che questa storia non è finita affatto.

Il peso delle scelte, ossia delle politiche fiscali e monetarie, che sono state compiute nell’ultimo ventennio, dove tutto ciò ciò che poteva andare storto ci è andato, ce lo porteremo addosso a lungo, e le conseguenze, più o meno intenzionali, saranno un’ombra costante del nostro procedere.

Il rapporto ne elenca alcune che conosciamo bene: il peso accresciuto dei debiti e quindi il loro costo, che infragiliscono la struttura finanziaria dell’economia, l’inflazione, che ancora morde, e, dulcis in fundo la crescita, “indirizzata verso un atterraggio morbido”, scrive la Banca che somiglia più che altro ad un auspicio, visto che “alcune potenziali criticità potrebbero farla deviare dalla rotta”.

Sul tema delle potenziali criticità non serve dilungarsi. Chi segue il blog ne avrà già le tasche piene e l’archivio dei post pubblicati è un utile pro memoria.

Meglio concentrarsi sugli insegnamenti che la Bis crede d’aver individuato dall’esame di questo ventennio tormentato, iniziato e finito con crisi devastanti.

Il primo, forse il più interessante, è che “la crescita economica e il sistema finanziario hanno dato prova di resilienza”. La Banca sorvola sul costo della resilienza, che poi genera le famose criticità che stanno in agguato, però almeno oggi contentiamoci di guardare il bicchiere mezzo pieno: stiamo atterrando dolcemente dopo aver volato a quote pericolosamente alte. Perdiamo quota, ossia prodotto, ma non ci schiantiamo.

Le banche centrali, delle quali la Bis è una sorta di grande sorella, “devono completare l’ultimo miglio necessario a ripristinare la stabilità dei prezzi”, dice il direttore generale della Banca Agustin Carstens, aggiungendo subito dopo però che “occorre che i governi facciano la loro parte consolidando le finanze pubbliche e dando priorità alle riforme strutturali rinviate ormai da troppo tempo”. Traduzione: servono disciplina e coraggio. Merce rarissima oggigiorno.

Questa rarità ci comunica il secondo insegnamento che dobbiamo ricordare, mentre sfogliamo l’ottimo rapporto della Banca. Stiamo atterrando dolcemente, ma la destinazione rimane assolutamente ignota. Anche ammesso che i governi facciano quanto suggerito, ossia che la smettano di fornire stimoli fiscali che contrastano con l’obiettivo della politica monetaria e facciano queste benedette riforme strutturali, di quello che succederà da qui alla fine di questo post non sappiamo assolutamente nulla.

E forse è meglio così. Per dirla col poeta, atterrar m’è dolce in questo mare.