Etichettato: bis statistiche liquidità
Cartolina. Deflussi Emergenti

In questo mondo che cambia una cosa non cambia affatto: piove sempre sul bagnato. Parafrasando il proverbio, piove sempre denaro dove c’è già, a danno di chi ne ha sempre meno. Perciò, ora che la globalizzazione cerca nuove strade, con la conseguenza che i prestatori si fanno guardinghi, accade che gli afflussi finanziari verso le economie avanzate rimangano sostanzialmente stabili, mentre aumentano i deflussi (4 per cento in un anno) a danno dei paesi Emergenti che ne avrebbero un gran bisogno per irrobustire la loro economia, e quindi noi la nostra. Abbiamo sentito tutti ripetere che i paesi emergenti hanno bisogno di sostegno da parte dei paesi forti per non diventare un loro problema. Ma il denaro è sordo. In compenso ci vede benissimo.
Cartolina. Il credito difficile

Eravamo abituati al credito facile, divenuto persino un modo dire. L’evoluzione più recente della liquidità internazionale, monitorata dalla Bis, ci conferma invece che adesso siamo entrati a a pieno titolo nella stagione del credito difficile. I dati del primo quarto del 2023, infatti, malgrado fattori stagionali abbiano fatto superare per la prima volta uno stock di 37 trilioni di dollari di crediti transfrontalieri, confermano la tendenza al rallentamento del credito già osservata nei trimestri precedenti. Particolarmente, quella del credito in dollari diretto ai paesi emergenti, che al momento sembrano subire più di tutti gli effetti della stretta monetaria della Fed. Vivere nell’età del credito difficile significa che dobbiamo prestare più attenzione a quello che facciamo. Siamo entrati nella stagione del credito difficile, ma siamo usciti da quella della disattenzione. E’ anche una buona notizia.
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Cartolina. La fuga del dollaro

Ormai da diversi giorni si leggono sulla stampa pensosi articoli sullo yuan cinese che minaccia la supremazia del re dollaro. Tema ricorrente da un decennio almeno. E si racconta sempre la stessa storia: la Cina sta trasformando il sistema monetario internazionale. Ora, tutto è possibile, salvo capire quanto sia probabile. E nell’attesa che un qualsiasi esperto quoti queste probabilità, contentiamoci di osservare che le statistiche Bis, relative all’ultimo quarto del 2022, mostrano un notevole calo dei crediti internazionali, si parla di circa 1,4 trilioni, più o meno equamente divisi fra prestiti e derivati, una parte robusta dei quali sono in dollari. I crediti in dollari ai paesi emergenti, in particolare, sono diminuiti di 142 miliardi, il 6 per cento in meno su base annua, il peggior declino dal 2012, che non fu un anno finanziariamente felice, come sicuramente ricorda chi ha una memoria appena più estesa della sua timeline quotidiana. Le cause sono diverse. La Bis suggerisce da una parte il rialzo dei tassi Usa e il relativo apprezzamento della moneta americana. Ma qualunque siano le ragioni, che come non ci stanchiamo di ripetere hanno poca importanza, ciò che conta è il risultato. Più che una fuga dal dollaro dei paesi emergenti, ansiosi di buttarsi fra le braccia della Cina e della sua moneta inconvertibile, c’è una fuga del dollaro da queste economie. Cominciamo da qui.
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