Etichettato: consumi famiglie italiane nel 2025

I consumi zoppicanti delle famiglie italiane

Cresce ma poco la spesa delle famiglie italiane, ci dice l’ultimo bollettino economico di Bankitalia. La buona notizia è che il reddito disponibile negli ultimi trimestri è aumentato. Quella meno buona è che molto di questo reddito viene risparmiato.

Segno che ancora la fiducia vacilla e il costo lo pagano i consumi, che nel primo trimestre del 2025 sono cresciuti dello 0,2% in termini reali, lo stesso livello del trimestre precedente. Il grosso di questa spesa è stato trainato dai servizi, in particolare quelli per i trasporti e la conduzione dell’abitazione.

La spesa per i beni, invece, dopo aver ristagnato negli ultimi mesi è addirittura diminuita per la prima volta dal 2023. Si è contratta la spesa per beni durevoli, che sono un indice eloquente della fiducia nel futuro. Nel senso che si dubita dell’opportunità di acquistare prodotti destinati a durare. Vuoi perché impegnano i bilanci delle famiglie a lungo. Vuoi perché si preferisce risparmiare. La spesa per beni non durevoli e semidurevoli è rimasta sostanzialmente stabile. Come dire: si compra lo stretto necessario, ma non si fanno molti voli pindarici.

L’andamento zoppicante dei consumi non è certo una notizia che susciti molti entusiasmi. Come sappiamo bene, il nostro paese ha una tendenza alla stagnazione dei consumi interni che contribuiscono in modo rilevante alla dinamica del prodotto interno. Sempre che, ovviamente, ci siano.

Se osservate l’andamento del pil nelle sue componenti, illustrato sopra, noterete che la linea rossa dei consumi tende ad essere sostanzialmente strisciante, e quella del pil in qualche modo la replica.

Nel secondo trimestre, dice ancora Bankitalia, i consumi hanno continuato a fornire un contributo positivo alla crescita “nonostante il peggioramento del clima di fiducia delle famiglie”. Ma non parliamo di chissà quale spinta. “L’espansione sarebbe stata modesta”, scrive la Banca, “in linea con quanto osservato nei sei mesi precedenti”. Secondo le rilevazioni estratte dall’indicatore di Confcommercio, nei primi mesi primaverili i consumi sono stati stabili, con una prevalenza dei servizi e una riduzione della spesa per i beni. Sono cresciute solo poco anche le vendite al dettaglio.

A ciò si aggiunga che secondo le rilevazioni Istat la fiducia dei consumatori si deteriorata nel secondo trimestre dell’anno. E questo proprio mentre si innestava la crisi provocata dall’annuncio dei dazi americani. Di conseguenza “è peggiorata la valutazione delle famiglie sull’opportunità di acquistare beni durevoli”. Ossia i beni a maggiore dotazione di capitale e che quindi attivano maggiormente gli investimenti.

La morale della favole è chiara. Andiamo piano. Speriamo almeno di andar lontano.