Etichettato: fmi debito globale al 235 del pil mondiale
Vivere quasi felici con un debito stabilmente alto

Il Fmi ci informa che il debito globale si è stabilizzato, nel 2024. Che sarebbe un’ottima notizia se nel frattempo non fosse arrivato al 235% del pil globale. In pratica ogni euro di prodotto ne porta con sé 2,35 di debiti.
Non ci sarebbe molto da aggiungere se questa montagna non custodisse molte storie nella sua pancia, che il grafico che apre questo post racconta solo in parte.
Gli istogrammi blu, ad esempio, che nel 1950, quando parte la serie, non c’erano. Rappresentano il debito delle famiglie. Notate che quell’anno – si era usciti da poco dalla guerra – si era già al 100% del pil di debiti globali, ma la gran parte era debito pubblico. Il poco debito privato che c’era era quello delle imprese.
Osservando l’andamento delle tre componenti del debito globali apprendiamo molte altre cose. Il debito pubblico ha perso la maggioranza relativa a partire dagli ani ’80, quando ha ricominciato a crescere senza sosta insieme al debito privato. Famiglie e imprese hanno allegramente partecipato alla festa del debito e adesso si trovano a doverci felicemente convivere, sempre sperando di poter pagare gli interessi, che intanto corrono insieme ai tassi.
Se dal quadro generale scendiamo di quota, osserviamo che Stati Uniti e Cina sono oggi i grandi protagonisti della festa. Negli Usa il debito pubblico nel 2024 è arrivato al 121% del pil, in Cina all’88%. Tolti gli Usa, nelle economie avanzate il debito pubblico è sceso di 2,5 punti, arrivando al 110% del pil, che comunque non è niente male per le medie storiche. Se facciamo lo stesso conto nei paesi emergente, escludendo però la Cina, il debito pubblico complessivo arriva al 56%. Sono emergenti, quindi hanno tanti spazio di crescita. In tutti i sensi.
Se dal debito pubblico spostiamo l’osservazione al debito privato, lo scenario mostra alcune differenze.

Negli Usa è diminuito di 4,5 punti, fermandosi al 143% del Pil, in Cina è aumentato di sei punti, arrivando al 206%, in gran parte trainato dalle imprese non finanziarie.
All’origine di questa crescita c’è un elevato deficit fiscale globale, che pesa circa il 5% e alimenta i debiti pubblici. I governi non vogliono saperne di spendere meno. Ed è comprensibile. Il problema è quanto sia sostenibile. O, meglio, per quanto tempo.
