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Cartolina. A tutto gas

Si dirà che è colpa della guerra se il gas europeo costa quattro volte quello Usa. Ma è una mezzo verità. La guerra ha solo aggravato una delle tante divergenze che caratterizzano le due regioni cugine. Il gas Usa costava sempre la metà di quello europeo, ancora quando Putin andava a pranzo coi leader europei. E possiamo solo consolarci osservando che abbiamo da un pezzo superato il picco della crisi, quando il gas europeo è arrivato a costare dieci volte tanto quello Usa. Ma c’è poco da festeggiare. L’Europa dovrà dovrà sempre barcamenarsi per far camminare la propria economia, visto che dipende ancora fortemente dalle fonti fossili e fatica a esprimere una competitività paragonabile a quella cinese nelle rinnovabili. E questo non dipende certo dal fatto che ha poche risorse energetiche. Per andare a tutto gas non bastano i giacimenti. Servono anche visione e capacità di pianificazione. E queste cose non si trovano sul mercato.

L’economia globale rallenta ma continua a marciare

Il pil globale perde un altro decimo di punto nelle previsioni di ottobre del Fmi rispetto a quelle di aprile. E poiché discorriamo di previsioni, la notizia non è tanto il numeretto, frutto di mille congetture che non vale la pena neanche esaminare, ma il trend. Il modello del Fmi, dopo aver digerito una mole di informazione, ci dà questa informazione che anche noi, senza modelli matematici, avevamo intuito scrutando i carrelli della spesa al supermercato: l’economia sta rallentando.

I carrelli, però, si continuano a riempire, anche se meno di prima. E questo ci comunica un’altra informazione rilevante che anche il World economic outlook del Fmi conferma: siamo ben lontani da una recessione. E pure se adesso un’altra guerra è scoppiata dietro le nostre porte di casa, conviene aggrapparsi a quello che di buono c’è nelle nostre relazioni internazionali, che non è poco, per provare a superare l’ennesima avversità di questi terribili anni Venti. Il commercio internazionale, ad esempio, che il Fmi vede in relativa salute. O l’inflazione, che ancora è alta ma sta lentamente tornando a un livello ragionevole.

Conviene però al tempo stesso non dimenticare alcune complessità, al di fuori del nostro controllo, che lavorano per sabotare questo lento atterraggio nel mondo post-pandemia, con un paio di guerre a far da contorno delle disgrazie. Il Fmi le raggruppa sotto una parola che dice tutto e niente: divergenza. La resilienza dei sistemi economici non è la stessa dappertutto. Il caso cinese, dove l’economia rallenta vistosamente, è un perfetto esempio.

E se vogliamo guardare più vicino a noi, allora possiamo interrogarci sul futuro della Germania, prendendo magari a metafora dei suoi tormenti l’andamento del mercato immobiliare tedesco, che negli ultimi anni aveva dato grandi soddisfazioni e adesso esibisce vistose fratture.

Ecco alcuni marosi davanti ai nostri occhi. Il clima non è bello ma neanche troppo brutto, pure se all’orizzonte si intravedono molte difficoltà. Non è stato sempre così? E allora qual è la differenza fra oggi e un qualunque ieri?

La differenza la farà la nostra reazione al rallentamento. Se il nostro carrello è più vuoto di prima, questa può essere una buona occasione per migliorare la qualità della spesa, che implica una maggiore cura di noi stessi. Se questo vi sembra troppo lontano dai misteriosi flussi macroeconomici internazionali vuol dire che vi sfugge un semplice dettaglio. Dietro quei flussi ci stanno le nostre scelte. Di ognuno di noi.