Etichettato: riserve tecniche

La vita rischiosa delle assicurazioni del XXI secolo

Chi si occupa di assicurazioni ha sicuramente propensione al rischio, visto che basa i suoi affari sul futuro, che è incerto per definizione. I primi assicuratori, che risalgono ai tempi delle grandi traversate oceaniche con i velieri di legno, non disponevano certo dei sofisticati modelli previsionali che oggi assediano la nostra esistenza, e neanche disponevano di una matematica attuariale capace di stimare i tassi di mortalità. Semplicemente rischiavano l’osso del collo ogni volta che prestavano la loro copertura a un rischio. Ciò per dire quanto siamo cambiati.

Oggi, tuttavia, il mestiere di assicuratore non è meno rischioso. E’ solo più strutturato. Ma i vantaggi della tecnica sono stati lentamente erosi dai mutamenti intervenuti nel frattempo nel mondo finanziario. Assai più danni di un tifone o di un agguato dei pirati, a un assicuratore può fare un tasso di interesse rasoterra prolungato nel tempo che appesantisce il valore attuale delle esposizioni future, ossia delle riserve tecniche, e non garantisce ritorni sufficienti agli attivi presenti, e perciò costringe gli assicuratori a rischiare sempre più per provare a spuntare qualche rendimento.

A questa tendenza se ne sono sommate altre, egregiamente riepilogate dall’ultima rassegna trimestrale della Bis. Intanto quella di riassicurarsi nelle piazze offshore, sfruttando i vantaggi offerti da alcune legislazioni, al prezzo però di una crescente interconnesione e complessità dei mercati assicurativi. A ciò si aggiunge il fatto che le società di private equity hanno cavalcato queste tendenze agevolando gli investimenti delle compagnie assicurative nei mercati non regolamentati e comprando portafogli assicurativi tramite reti di riassicuratori. Facciamola semplice: il rischio è aumentato seguendo la caccia al rendimento, come insegna la legge aurea della finanza, che in fondo vale per ogni cosa.

L’approfondimento che la Bis dedica al tema è focalizzato sul settore vita delle assicurazioni, ma basta a dare un’idea dei grandi cambiamenti nei quali è incorso il settore che si possono intuire – in termini di redditività – osservando (grafico che apre il post) l’andamento faticoso delle quotazioni delle compagnie assicurative.

Queste ultime infatti hanno dovuto penare molto per ridurre le riserve tecniche, ossia le esposizioni future, e risparmiare sul capitale proprio. Da ciò è derivato il proliferare di polizze unit-linked che, spiega la Bis, “spostano il rischio di investimento sui titolari di polizze e riducono le riserve tecniche, generando al contempo un reddito basato sulle commissioni, facendo anche ricorso alle riassicurazioni, ossia liberarsi delle polizze più onerose in termini di intensità di capitale cedendole ad altri assicuratori.

Insomma, abbassare i tassi ha prodotto una profonda redistribuzione dei rischi, prima concentrati sull’assicuratore e adesso distribuiti fra clienti e altri assicuratori in una rete globale di difficile comprensione. Basti considerare che secondo le stime Bis il 40% dei rischi cedute sta su piazze offshore.

Questa è l’ennesima eredità che dovremo gestire del ventennio col denaro a tassi negativi e non è affatto detto che sarà facile. Soprattutto considerando che certi cambiamenti di mentalità tendono a diventare resilienti. No è un caso che oggi tutti auspichino tassi di nuovo bassi. E’ difficile andare avanti, quando si può più semplicemente tornare indietro.