Nel cuore di Undernet: I padroni delle nuove ferrovie

Era il 1842 quando Samuel Morse, il papà che intitola il codice usato nelle telecomunicazioni, interrò il suo primo cavo nel porto di New York per mostrare la possibilità di trasmettere segnali telegrafici a distanza. Il cavo era ricoperto di canapa e gomma e, incredibilmente, funzionò.

Otto anni dopo, nel 1850, si iniziò a posare il primo cavo ricoperto di guttaperca che doveva connettere il Regno Unito con il continente europeo. Ma servirono altri 16 anni per avere il primo cavo transatlantico che collegava Londra con New York. Da lì la ragnatela di Undernet iniziò a dipanarsi.

Nel frattempo la tecnologia della trasmissione dati si evolveva. Nel 1890 si imparò a trasmettere ad alte frequenze e agli albori del XX secolo si riuscì anche a stabilire una connessione telefonica soddisfacente, anche se primitiva.

La prima grande globalizzazione, che dalle ferrovie iniziava a spostarsi sui cavi sottomarini, fu bruscamente interrotta dalle due guerre. Nel primo dopoguerra, la depressione degli anni ’30 e il crescente senso di isolamento fra gli stati impedì la commercializzazioni di tecnologie ormai disponibili a prezzo sostenibile. Sicché solo nel 1955 su posato il primo cavo sottomarino moderno, il TAT-1 (transatlantic 1), costruito con materiali moderni – il polietilene invece della guttaperca, coassiale e capace di ripetere il segnale. TAT-1 connesse le propaggini del Regno Unito con quelle del Nord America. All’impresa parteciparono la At&T, la Canadian overseas telecommunications corporation e l’UK general Post office. Fu inaugurato a settembre del 1956 e consentiva di gestire simultaneamente 35 telefonate.

Nel 1960 si iniziarono a posare cavi coassiali di maggiore portata e affidabilità e questo processo durò fino agli albori del 1980, quando la tecnologia coassiale fu sostituita da quella della fibra ottica, assai più veloce e potente. Il primo cavo in fibra, il TAT-8, entrò in servizio nel 1988, finanziato da un consorzio con dentro AT&T, France Telecom (l’attuale Orange) e British Telecom. Il cavo collegava Regno Unito, Francia e Usa. Come si vede, gli alfieri di questa rivoluzione furono le compagnie telefoniche, più o meno pubbliche a quel tempo. Tat-T 8 consentiva di gestire simultaneamente 40 mila telefonate.

Il problema era che questi cavi attiravano gli squali. Non i finanzieri, quelli arrivarono dopo. Proprio i predatori dell’oceano, che erano attratti dalla corrente elettrica che correva nei cavi, e tendevano a distruggerli. Ciò originò un’altra generazione di cavi. Il PTAT-1 fu schermato per evitare di attrarre gli squali. E così arrivarono gli altri squali. I cacciatori di tesori.

PTAT-1, infatti, fu il primo cavo ottico interamente finanziato dai privati. Nella fattispecie, una compagnia americana, la TelOptik, e da una inglese, la Clabe&Wireless plc, che si proposero niente meno di generare traffico telefonico in concorrenza con i vecchi padroni della nuova ferrovia, ossia AT&T e British Telecom. Fu l’inizio dello sviluppo furioso di Undernet. Fiutando l’affare, nugoli di squali in forma umana si avventarono sui fondali per piazzarvi i loro cavi. In gran parte finanziati da compagnie di telecomunicazione. Questo boom si verificò fra il 1989 e il 2002. Qui trovate l’elenco dei cavi posati in questo intervallo di tempo  e negli anni successivi oltre a chi ne siano i proprietari: i nuovi padroni delle ferrovie della comunicazione. Lo studio della Bce che tratta della materia propone quelli tesi fra Regno Unito, Usa, Giappone e il resto del mondo.

E tuttavia questi collegamenti non erano pensati per facilitare il trading elettronico. Servivano a telefonare, mandare fax e, più tardi, le e-mail.

L’anno di svolta fu il 2010. Un’altra società, la Spread Networks, svelò di essere proprietaria di un cavo terrestre lungo 827 miglia che percorreva le viscere delle montagne e sotto il fiume di Chicago (a Chicago ha sede il mercantile exchange, dove si smerciano derivati) fino ad arrivare nel New Jersey. Questo cavo riduceva la latenza da 17 a 13 millisecondi.

Fu allora che gli altri squali, quelli della finanza, fiutarono la preda.

(4/segue)

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