I consigli del Maître: Camera con vista da 25 miliardi

 

Anche questa settimana siamo andati in radio a parlare con gli amici di SpazioEconomia. Ecco cosa gli abbiamo raccontato. 

Camera con vista da 25 miliardi. Si definisce una “Camera company”, così almeno ha fatto scrivere nel prospetto di IPO (initial public offering) con il quale Snapchat si è presentata al mercato chiedendo soldi, tantissimi soldi. Si parla di una cifra intorno ai 25 miliardi di dollari alla scopo di reinventare la Camera, ossia la macchina fotografica, “per migliorare il modo in cui le persone vivono e comunicano”. “Il nostro prodotto dà la possibilità alle persone di esprimersi, vivere il momento, imparare dal mondo e divertirsi insieme”. Snapchat, per chi non lo sapesse, è usata dai giovanissimi e si caratterizza per la funzionalità di cancellare tutto ciò che è stato condiviso dopo 24 ore. Idea geniale che ha già convinto Instagram a far lo stesso e a breve anche Facebook. Idea geniale anche perché consente ai proprietari di risparmiare cifre enormi sullo storage. I soldi dell’Ipo serviranno a Snapchat ad investire sul progetto degli Snapchat glasses, occhiali equipaggiati con una telecamera che ricordano i vecchi Google glasses. Il loro nome è Spectacles e dicono tutto ciò che c’è da sapere. Camera con vista sull’effimero, smemorata e costosa: è il way of life del XXI secolo.

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Peggiorano di qualità i debiti delle imprese. S&P ha rilasciato una nota che contiene un dato sorprendente.  Il settore corporate globale maturerà debiti per 9,6 trilioni nei prossimi quattro anni, ossia per 9.600 miliardi. Il picco di maturazioni si raggiungerà proprio nel 2021, quando dovranno essere rinnovati 2,02 trilioni di dollari di debiti. La cosa che si osserva, osservando la suddivisione di queste obbligazioni è il costante assottigliarsi di quelle a tripla A, ossia le più sicure, a vantaggio di quelle a tripla B, doppia B e B singola, ossia l’anticamera della tripla C, che misura i titoli di maggiore rischiosità perché meno sicuri, anche se più remunerativi.

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A questi rischi fisiologici si sono aggiunti quelli geopolitici, spiega S&P per cui il roll over di queste obbligazioni dovrà essere osservato sempre più da vicino per prevenire eventuali tensioni finanziarie. Anche perché le aziende in cerca di credito troveranno concorrenti agguerriti. A cominciare dagli stati, una volta che le banche centrali smetteranno di comprare i loro bond. L’anno scorso il totale delle obbligazioni accese, private e pubbliche, aveva superato i 100 trilioni di dollari.

La carica delle auto elettriche. Secondo il World economic forum la diffusione massiccia delle auto elettriche potrebbe arrivare assai prima di quanto si pensi. Nell’arco di un lustro, secondo una ricerca prodotta dall’Università di Leeds alcune innovazioni tecniche potrebbero favorire il transito dell’auto elettrica da fenomeno di nicchia a strumento massificato, soprattutto in ragione del costo declinante del carburante, che già viene giudicato più economico sia della benzina che del gasolio. Secondo le previsioni dei ricercatori nell’arco di un ventennio le auto elettriche, complice una radicale evoluzione dell’infrastruttura energetica grazie allo sviluppo delle fonti rinnovabili, arriveranno a pesare il 35% di tutti i veicoli venduti.

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4) La Cina e i lavoratori Usa. Uno studio della Fed di Saint Louis solleva interessanti riflessioni sull’impatto autentico che l’apertura del commercio internazionale alla Cina ha avuto per i lavoratori del settore manifatturiero nel mondo occidentale. Lo studio è del 2015 e si riferisce agli anni fra il 2000 e il 2007, quando gli Usa conobbero una rigogliosa crescita delle importazioni dalla Cina, più che raddoppiate, specie dopo l’ingresso del paese asiatico nel WTO. La ricerca stima che il settore manifatturiero, specie in alcuni settori come quello dei computer, ha sofferto la perdita di 800 mila posti di lavoro, in conseguenza dell’arrivo delle merci a basso costo negli Stati Uniti, ma al tempo stesso osserva che i lavoratori espulsi sono stati ricollocati in altri settori, per lo più nei servizi, talché il saldo è stato lievemente positivo. Non solo. L’arrivo delle merci a basso costo ha generato un aumento del potere d’acquisto per i consumatori americani stimato in 260 dollari l’anno, permanentemente.

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Lo studio ovviamente non ha pretesa di verità, anche perché se ne trovano altri che sostengono altri numeri e altre tesi, ma è un utile stimolo alla riflessione. Il diavolo non è mai brutto come si dipinge.

Qui trovate il podcast con tutta la puntata. Buon ascolto.

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