Cronicario: Aiuto mi s’è ammosciato il commercio
Proverbio del 16 giugno Essere cortesi non vuol dire fuggire la lotta
Numero del giorno: 158.720 Richieste di sfratto in Italia nel 2016
E niente, sarà colpa della primavera, ma ad aprile s’è ammosciato il nostro commercio estero che rispetto al mese prima perde l’1,8% di export e lo 0,6% di import. Ci ha detto male il commercio extra Ue, dimagrito di 4,9 punti e un po’ meglio quello verso l’Ue, cresciuto dello 0,7, ma la congiuntura è stata bruttina. Senonché pure nel tendenziale – ossia il confronto su base annua – il nostro export è vagamente orrido.
Va un po’ meglio se confrontiamo il primo quadrimestre 2016 con quello del 2017. Ma il combinato disposto delle informazioni ci dice una cosa semplice: il nostro commercio s’è ammosciato ad aprile e potrebbe ammosciarsi di più in futuro. Il saldo commerciale di aprile, infatti, rimane positivo per 3,6 miliardi ma c’è la componente energetica a pesare: senza sarebbe stato 6,1 miliardi. Nei primi quattro mesi dell’anno i due saldi aumentano, rispettivamente, a 10,2 miliardi e 21,6, al lordo dei prodotti energetici e questo rimane il nodo principale dei nostri conti commerciali, malgrado compriamo in euro e a un prezzo del petrolio moderato.
Altro aspetto interessante, i nostri partner. L’Eurasia si conferma la nostra cassaforte di export, e l’Opec il nostro più esoso esportatore.
A penalizzare il nostro export è stata principalmente la minor vendite di autoveicoli e macchinari, mentre, in controtendenza col resto delle nostre esportazioni, è cresciuta la nostra domanda verso l’Opec. Caschiamo sempre su petrolio e gas.
Noiosetto eh? Ok cambio argomento. Anzi no: prima vi finisco di stroncare col commercio internazionale.
Che ci dice questo disegnino? Che nel 2017 il commercio estero cinese è tornato frizzantino, ma soprattutto che sono cresciute parecchio le importazioni cinesi dall’Ue mentre ad ammosciarsi stavolta è toccato all’export Usa verso la Cina. In generale sembra che i cinesi comprino di più all’estero e questo fa il paio con quello che dicono i sapientoni, ossia che i cinesi stanno imparando a spendere i loro soldi (o almeno a portarli all’estero).
Per concludere in bellezza ancora un paio di cosette da Eurostat. La prima: la crescita del costo del lavoro. Notate la differenza fra i rumeni e i finlandesi e poi spiegate a vostro figlio piccolo cos’è l’Ue.
La seconda, sempre made in Eurostat, è il dato annuo sull’inflazione, confermata all’1,4% a maggio. Confrontate l’inflazione estone con quella irlandese, e poi dimenticate quello che pensate di sapere sull’Ue.
A lunedì.







