Cronicario: Marciare divisi per spendere uniti
Proverbio del 15 maggio Le grandi anime hanno volontà, quelle deboli desideri
Numero del giorno: 2.358.000.000.000 Debito pubblico italiano a marzo
Ora che si avvicinano di nuovo i 300 (di spread) non dobbiamo stupirci che i nostri eroi delle Termopili del cambiamento abbiano rinvigorito i toni, rispolverando anche un certo patrio orgoglio, per dire ai persiani che ci assediano da Bruxelles che a noi italiani lo spread ci fa un baffo.
Anzi, come detta alle agenzie Vicepremier Uno (o Due, fate voi) oggi in squillante forma dopo la diffusione della prima pagina della sua autobiografia, “non mi preoccupo, viene prima il lavoro”. Anzi meglio: “Non sono al governo per crescere dello 0,3”.
Quindi se c’è da superare il 3% di deficit si farà. E soprattutto “l’Iva non aumenta neanche di un centesimo”. Si può sforare di più, perbacco. E pazienza se l’avvocato del popolo, meglio conosciuto come primo minestra (rectius: primo ministro) aveva detto poco prima che non aumentare l’Iva sarebbe stato molto difficile. Neanche se davvero comandasse lui.
D’altronde anche l’altro Vicepremier è tutto il giorno che si lamenta che il collega Vicepremier lo tratta male. Non che lui lo tratti meglio: gli ha pure detto che è un irresponsabile per aver paventato di sforare. Salvo poi (oggi) sottolineare che: 1) arriveranno 500 milioni ai comuni; 2) avanza (dal deficit) un miliardo dal reddito di cittadinanza che lui vuole dare alle famiglie; 3) il Gran Sasso non deve chiudere; 4) apriranno 8.000 cantieri; 5) il governo deve durare.
Perciò non fatevi ingannare: marciano divisi ma spendono uniti. E adesso sapute pure perché i 300 solo un problema transitorio. Nel senso che dopo aumenteranno.
A domani.
PS Un noto partito di opposizione ha lanciato lo slogan: “Uno stipendio in più”, modo grazioso per dire che bisogna ridurre le tasse sul lavoro (chissà come poi) per mettere più denaro nelle tasche degli italiani. Toglietemi tutto, ma non la mancetta.