Etichettato: cronicario the walking debt
Cartolina. C’era una volta il Pil

Senza indulgere troppo al pessimismo, che tanto non serve, è giusto osservare gli effetti che il doppio terremoto pandemia+guerra ha provocato nell’economia dell’eurozona. Non tanto per la quantità del suo prodotto, ma per la sua composizione, che potremmo chiamare anche la sua qualità. Negli ultimi lustri la zona euro è cresciuta molto per la sua capacità di esportare, associata a un livello di importazioni contenuto da un costo dell’energia sostenibile – il suo autentico tallone d’Achille, e per un buon livello di domanda aggregata, quindi consumi e investimenti. Gli shock degli ultimi due anni hanno indebolito la domanda aggregata e devastato l’export netto, soprattutto a causa dei rincari energetici. E adesso l’inflazione sta facendo il resto, provocando un aumento dei tassi che scoraggia gli investimenti mentre erode i redditi reali. Il che scoraggia i consumi. C’è da fasciarsi la testa? No. Ogni crisi è una buona occasione diceva qualcuno. Il problema è capire se saremo in grado di coglierla. Perché l’alternativa è limitarsi a ricordare i vecchi tempi. Quando c’era una volta il pil.
Cartolina. Il tasso innaturale di interesse

Più diventa essoterico il discorso del central banking, maggiormente esoterici si rivelano i suoi presupposti, ormai affidati a categorie concettuali sempre più astratte, quasi spirituali. Così al degradare del tasso di interesse nominale che corrisponde a una precisa scelta di policy di queste entità, corrisponde l’inabissarsi del tasso naturale reale, una delle tante bizzarrie teoriche pensate un secolo fa che improvvisamente viene riscoperta e trasformata in pretesto. Non è colpa nostra se i tassi scendono, dicono i banchieri centrali. E’ il tasso naturale che declina per ragioni profonde, secolari addirittura. Quasi che il loro azzerare i tassi nominali sia imposto dalla natura. Natura matrigna, diceva il poeta. Per fortuna i banchieri centrali scrivono prosa.
Cronicario. Va (andrà) tutto bene: aumenta la disoccupazione
Proverbio del 30 luglio Il chilometro è lungo per chi è stanco
Numero del giorno: 4.000.000 Nuovi poveri secondo la Coldiretti
Se ora io vi dico che sta andando tutto per il verso giusto visto che la disoccupazione aumenta, penserete al solito Cronicario burlone che ironizza per svelare le bugie delle verità che ci propinano a ogni pie’ sospinto e che noi ci beviamo come acqua di fonte perché in fondo ci piace essere perculati.
E invece no: il Cronicario è notoriamente semiserio, quindi dice mezze verità che non si possono dire – ad esempio vi dico che domani chiudo bottega e ci rivediamo a settembre – e quindi se leggete qua che va tutto bene perché aumenta la disoccupazione, vuol dire due cose: 1) l’Istat è uscita con gli ultimi dati sul mercato del lavoro, che sono un disastro.
2) Che la disoccupazione cresce perché sono aumentate le persone che cercano lavoro (+149 mila), e quindi si sono sgonfiati gli inattivi, che durante il lockdown avevano fatto sgonfiare il tasso di disoccupazione, che adesso è cresciuto arrivando all’8,8%.
Facciamola semplice. Prima erano inattivi. Ora sono disoccupati. Quindi va tutto bene: almeno si danno da fare. Rimangono senza reddito. Vabbé: andrà tutto bene allora (cit.).
Buone vacanze (se le fate).
Ci rivediamo a settembre
Cronicario. Il bonus bici è pronto al decollo: prendetelo al volo
Proverbio del 29 luglio La gentilezza vince la forza
Numero del giorno: 0,6 Aumento % retribuzioni a giugno secondo Istat
Poiché si avvicina il momento in cui ci dovremo salutare perché il Cronicario andrà in vacanza, è giusto concedersi un po’ di letteratura d’evasione, visto che oltre al caldo c’è un preoccupante livello di cose serie nell’aria.
Perciò nulla di meglio che un po’ di sana fatuità, che per fortuna i nostri geniali governati ci concedono a larghe maniche, essendo naturalmente prodighi. Specie a debito.
Lo spunto me l’ha gentilmente fornito non solo quale ministro che ha resuscitato una delle figure leggendarie dell’incensante (e incessante) attività decretizia recente, che come la Fenice, risorge ogni tanto dalle ceneri, per reinfilarcisi subito dopo: il bonus bici.
Lo so, anche voi ci siete cascati e vi siete sbrigati a comprare una bici o un monopattino, felici di investire in un mezzo ecologico perché il governo vi aveva detto – era di maggio – che vi avrebbe restituito un tot di soldi.
Addirittura ci hanno detto che i 120 milioni, poi divenuti 210, sarebbero bastati per tutti, quando sul sito del ministero sta scritto a chiare lettere che il bonus sarebbe stato erogato finchè c’erano soldi. Che vuol dire, considerando un bonus di 500 euri a testa, 420.000 ciclisti su qualche decina di milioni potenziali, considerando anche i nonni che la regalano al nipote minorenne e si fanno rilasciare la fattura. E ciò malgrado avete conservato la fattura, fatto lo Spid, che sarebbe l’identità digitale, e adesso non state più nella pelle, pronti a fare click per spuntare il bonus.
Sisì, credeteci. Oggi il politico comesichiama ha detto che il “bonus bici è pronto a decollare”. Il 6 agosto “ci sarà un passaggio in Conferenza Stato Regioni, e poi sarà fatto”. Tutto sarà pronto, a quanto pare, per la settimana di Ferragosto. E il 16 finiranno i soldi.
A domani.
Cronicario. Partirà, la scuola partirà…
Proverbio del 27 luglio Chi è contento del suo non incontra sfortuna
Numero del giorno: 410.000 Stazioni attive del 5G in Cina
Mi stavo appassionando come non mai alla storia dell’Orso trentino, sfuggito ancora una volta al recinto dove lo obbliga il consorzio civile per timore della sua natura di predatore, quando d’improvviso suona la campanella.
Seee, magari. Siamo ancora a caro amico, anche se la ministra Marzolina, divenuta celebre per la chiusura primaverile, giura e spergiura che “il 14 settembre, lo ribadisco ancora una volta, si ritornerà a scuola, e per questo voglio rassicurare tutti quelli che hanno manifestato perplessità”.
Se lo dice la ministra, c’è da fidarsi, altroché. Primo perché è donna e giovine. Poi perché ha due lauree (cit.). Il che, ne converrete fa passare in secondo piano ogni discussione sui banchi a rotelle, i bandi fuori tempo massimo e ogni altra polemica divisiva per il paese, come ha saggiamente rimarcato il supercommissario Tarzan, unico elemento di civiltà nella giungla del mercato selvaggio.
E siccome la ministra Marzolina ha parlato nel bel mezzo di un incontro in Toscana in un teatro “dove in caso di necessità si potrebbero anche fare lezioni”, risulta improvvisamente chiaro che non solo la scuola il 14 settembre partirà, ma che partirà e che dove arriverà questo non si sa.
Al 15 settembre sicuro. Poi vedremo.
A domani.
Cronicario. Spendino siori spendino
Proverbio del 24 luglio Il pane del povero è duro e le sue giornate lunghe
Numero del giorno: 14,9 Aumento mensile export extra Ue a giugno in Italia
L’avrete notato, sì, che siamo tutti più felici? Da quando l’Ue, non più matrigna ma finalmente mammona, ha detto che ci da li sordi, improvvisamente l’italiano è impazzito di gioia.
Impazzito proprio. Guardate i politici. Non sanno – letteralmente – come spendere i soldi che peraltro neanche hanno ancora e figuratevi che succede se e quando arrivano. Meglio ancora: ne vogliono ancora. Mes, scostamenti di bilancio: chi più ne ha più ne spenda.
Qualche fenomeno vuole rifare addirittura la Bicamerale – che porta sfiga solo a nominarla – cioé quell’attrezzo che negli anni Novanta doveva cambiare la Costituzione – per decidere come usare li sordi dell’Ue. Ossia fare da dispensario delle millemila pulsioni spenderecce di una classe politica – e vi risparmio le altre classi – per la quale i soldi fanno la felicità.
E’ così che va il mondo. Anzi che spende.
Buon week end.
Cronicario. La squola fa male. W la squola
Proverbio del 22 luglio Il saggio si adatta alle circostanze della vita
Numero del giorno: 18 Calo % vendite immobiliari nel 2020 previsto da Nomisma
Un giorno qualcuno riuscirà a spiegarci come abbiamo fatto a spendere una quantità enorme di euri (e prima lire) per avere un sistema scolastico che ci colloca stabilmente nella parte bassa delle classifiche europee quanto a livelli di istruzione e soprattutto qualità dell’istruzione.
E ancora oggi, che si discute se, come e quando riaprire le scuole, coi banchi con o senza rotelle, mai una volta che passasse qualcuno e dicesse l’elementare verità nascosta dietro la propaganda sindacal-political-buonista che invece noi ci sentiamo di urlare.
Non ci credete? Guardate che scrive l’Istat.
Settant’anni di scuola pubblica dopo stiamo così. Un successo straordinario. Al quale si aggiunge l’avere il numero più elevato di NEET, ossia di giovani che non studiano e neanche lavorano. Cittadini perfetti insomma.
Il perché di questa situazione adesso lo conoscete: la squola fa male. Ma per fortuna non ci riesce.
W la squola.
A domani.
Cronicario Arrivano li sordi dell’Ue, parte II
Proverbio del 21 luglio Una moneta nel salvadanaio vuoto è più rumorosa di uno pieno
Numero del giorno: 28 Quota % del Recovery Fund che verrà erogata all’Italia
Siccome siamo stati i primi, giustamente ignorati, a dire che arrivavano li sordi dall’Ue, capirete perché oggi che li sordi ce li danno sul serio – poi magari ci prendono a male parole, ma intanto sganciano – non possiamo che festeggiare per un evento che metterà le ali a questo paese.
Colli sordi dell’Ue diventeremo come la Svizzera. Anzi no, come la Svizzera no perché non sta nell’Ue. Allora come la Svezia. No aspe’: la Svezia non c’ha l’euro. Allora diventeremo come quelli più bravi dell’eurozona. Diventeremo olandesi.
Finalmente Frugali anche noi, andremo in pensione all’età comandata, senza più scivoloni pagati dal contribuente. E riusciremo persino a ridurre la spesa pubblica, dopo aver fatto pagare le tasse agli evasori e cablato anche le montagne dell’Appennino, dove i montanari potranno viaggiare a 100 megabit anche se non hanno il computer. Infatti gli diamo pure il computer.
Anzi, per usare le parole di uno dei tanti fenomeni che hanno commentato l’accordo, sappiate che li sordi serviranno a farci diventare “un paese all’avanguardia, digitale, ecologico, verde, giovane, moderno”.
D’altronde non ci hanno sempre detto che era una questione di sordi? Che ci servivano li sordi dell’Ue per fare il salto di qualità, visto che i nostri non si toccano che dobbiamo lasciarli in eredità ai nipoti disoccupati? Ebbene li sordi so’ arrivati e adesso non c’è più nessun ostacolo fra noi e il sol dell’avvenire.
A parte la realtà, ovvio. Ma questo lo dice lei.
A domani.
Cronicario. L’epico scontro fra Frugali e Fregali
Proverbio del 20 luglio Se hai perduto denaro, pensa di averlo dato a un povero
Numero del giorno: 0 Avanzo corrente settore turistico italiano a maggio su base annua
E dunque c’è questa curva Nord che ospita i tifosi dei Frugali, ultimo parto gemellare della sempre gravida fantasia disfunzionale Ue. E poi c’è la curva Sud, che tifa forsennatamente per i Fregali. Rivolto ai Frugali, ovviamente. Una competizione epica.
Inutile ricordare che in mezzo ci sta tutta un’idea dell’Europa che verrà. E speriamo che venga meglio. Al momento sembra piuttosto miserella. Si contano nottatacce e malumori perché i Frugali vogliono dare meno miliardi, e solo a certe condizioni, e i Fregali vogliono più soldi e senza nessuna interferenza.
Fra le due curve s’erge dignitosissima – tanto per per dire – la Tribuna Autorità che lancia appelli e nasconde orpelli, ben consapevole che tutto si gioca ormai sul filo di un tweet. Comunque andrà a finire sarà un successo. Per loro.
Quel che conta è che ci credano i mercati, che, come ha detto il leader dei Fregali a quello dei Frugali, “se cadono è colpa tua!”
E se ci credono i mercati, dopo le curve e le autorità, volete che non ci creda io? Conosco già l’esito dell’epico scontro.
Finiremo fregati.
A domani.
Cronicario. Si Recovery chi può, gli altri a Fund
Proverbio del 17 luglio Ogni gioia è destinata a chi ha il cuore contento
Numero del giorno: 42,2 Incremento % mensile ordini industria a maggio
Via che lo sapete già: oggi il Consiglio Europeo si dedica anema e core (e soprattutto portafogli) al cosiddetto Recovery Fund, che nella narrativa indigena corrente vuol dire: Europa dacce li sordi aggratis.
E ti credo che ci credi, caro compatriota. Perché l’alternativa che i fenomeni della comunicazione politica ci hanno prospettato è che in mancanza di Recovery, l’Europa va a Fund. Si sono impegnati niente male, a scrivere questa storiella.
Il risultato è che tutti oggi si aspettano un miracolo – tipo convincere il premier olandese Rutto (rectius) a regalare il portafogli al Primo Minestra italiano – che ovviamente non ci sarà perché l’Europa è notoriamente abitata da persone attente ai soldi. Specie a quelli degli altri.
Perché, come ha detto uno dei tanti geni – ovviamente italiano – che oggi si contenderanno l’attenzione fiacca del venerdì sera, “negli anni passati ci hanno detto che quello che andava bene ai ricchi sarebbe andato bene anche ai poveri. Lo sappiamo tutti che non è andata così: da troppi decenni chi nasce povero, resta povero”.
E’ così signora mia. Milioni di statistiche magari direbbero il contrario, ma oggi ci beviamo di tutto per essere Recoveryati. Sennò andiamo a Fund.
Buon week end.