Cartolina. C’era una volta il Pil

Senza indulgere troppo al pessimismo, che tanto non serve, è giusto osservare gli effetti che il doppio terremoto pandemia+guerra ha provocato nell’economia dell’eurozona. Non tanto per la quantità del suo prodotto, ma per la sua composizione, che potremmo chiamare anche la sua qualità. Negli ultimi lustri la zona euro è cresciuta molto per la sua capacità di esportare, associata a un livello di importazioni contenuto da un costo dell’energia sostenibile – il suo autentico tallone d’Achille, e per un buon livello di domanda aggregata, quindi consumi e investimenti. Gli shock degli ultimi due anni hanno indebolito la domanda aggregata e devastato l’export netto, soprattutto a causa dei rincari energetici. E adesso l’inflazione sta facendo il resto, provocando un aumento dei tassi che scoraggia gli investimenti mentre erode i redditi reali. Il che scoraggia i consumi. C’è da fasciarsi la testa? No. Ogni crisi è una buona occasione diceva qualcuno. Il problema è capire se saremo in grado di coglierla. Perché l’alternativa è limitarsi a ricordare i vecchi tempi. Quando c’era una volta il pil.

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