Cosa ci racconta la divergenza inflazionistica fra Usa e Ue

E’ chiaro a tutti che le economie europee e statunitensi sono molto diverse fra loro. D’altronde lo sono anche le società che esprimono, al netto di parecchie somiglianze che hanno a che vedere con una certa storia comune che però non arrivano a renderci davvero uguali.
Così anche le economie. Quella americana risulta sempre un po’ più frizzante, per non dire spericolata, intonata con suo spirito di frontiera che malgrado il tempo l’America non ha ancora perduto. Quella europea più compassata, cresciuta attorno alla religione dei vari diritti ai quali deve provvedere.
Sono molto diverse perciò la nostra inflazione e la loro. Non tanto e non solo quanto agli esiti, che il grafico sopra sommarizza, ma quanto alla struttura stessa del suo dispiegarsi. Si capisce meglio se guardiamo ancora più in dettaglio il peso specifico delle componenti dell’aumento dei prezzi.

Notate ad esempio quanto sia superiore la componente di fondo negli Usa – ossia quella al netto di alimenti freschi ed energia – rispetto a quella europea, dove invece i beni energetici pesano il triplo rispetto agli Stati Uniti. E sarebbe strano il contrario. Gli Usa sono esportatori netti, noi europei al contrario dipendiamo notevolmente dalle importazioni e questo spiega anche perché il nostro livello di inflazione sia così elevato rispetto agli Usa.
Ma spiega anche perché siano state così diverse le reazioni delle banche centrali. Con una componente di fondo che pesa il doppio di quella europea, la Fed poteva fare ben poco oltre ad alzare rapidamente e notevolmente i tassi. L’inflazione, infatti, sembrava essersi radicata alla base dell’economia Usa, anche a causa, probabilmente, di certe politiche fiscali del governo. Una scommessa fatta puntando sulla correzione di certe aspettative che iniziavano a manifestarsi fra gli operatori economici. Al contrario, la Bce, osservando il peso della componente energetica, ha ha alzato i tassi ma più lentamente. Ha giocato sull’effetto temporaneo – o almeno auspicandolo tale – dei rincari energetici. Ma sempre scommessa rimane.
Il risultato per adesso è inflazione più alta in Europa e più bassa e persino in regresso negli Usa. Adesso bisogna capire cosa comporti questo a livello di andamento del prodotto. Ma forse dovremmo iniziare smetterla di essere ossessionati dai dati trimestrali e iniziare a guardare questi processi in prospettiva. Forse li capiremmo meglio. Intanto però possiamo continuare ad approfondire
(1/segue)