Cronicario: E dopo la vecchia Tav arriva la nuova Imu
Proverbio del 24 luglio Il pane del povero è sempre duro
Numero del giorno: 3.150.000.000 Perdita Deutsche Bank IQ 2019
Com’è riposante avviarsi al riposo osservando i cambiamenti innescati dal governo del cambiamento che, come sempre sorprendente, ha riesumato la vecchia Tav scoprendo dopo varie analisi costo/opportunità che dicevano il contrario, che costa più non farla che farla.
Ma il bello è che non finisce qui. Da qualche giorno sono in corso chiacchierate illustri sul futuro della tassa più amata dagli italiani (nb: è ironico), ossia l’Imu, che come non si perita di informarci l’erario ha fruttato, insieme con la sua collega Tasi 19,8 miliardi nel 2018, dei quali 18,7 Imi e il resto Tasi.
Lo scopo delle audizioni che si stanno tenendo in questi giorni in Parlamento, giurano i beneinformati, è quello di istitutire una “nuova Imu” che “prefiguri un’importante semplificazione non solo per i contribuenti, ma anche per i comuni”. Questi ultimi infatti hanno entrate che per il 70% dipendono proprio da questi tributi. Anche qui, la parola magica è sempre la stessa: semplificazione.
Ora lungi da me pensare che la semplificazione finirà col condurre a un aggravio del balzello. Ma ricordo a tutti che a ottobre comincerà la caccia al bottino per pagare la prossima legge finanziaria, dove come al solito sono state promesse decine di miliardi di cose (in euro). Lo dico così. Semplicemente.
A domani.