Le economie della globalizzazione emergente

L’infodemia di dati economici originati dalla pandemia, che esibisce andamenti rovinosi, cela una circostanza che contraddice la narrazione sempre più diffusa di un sostanziale arretramento della globalizzazione. Il crollo simultaneo di tutte le economie, difatti, è semmai la dimostrazione più evidente di quanto profondi siano i legami tessuti dall’internazionalizzazione e perciò anche la migliore garanzia del suo proseguimento. Solo che ancora non sappiamo in quale forma. Analizzare il presente, in tal senso, può aiutarci a immaginarla.

L’ultimo outlook dell’Ocse disegna due scenari post Covid. Il primo ipotizza che la pandemia non generi una seconda ondata (single hit), l’altro il contrario (double hit). Come premessa può essere utile osservare gli andamenti economici del primo trimestre 2020, misurato sempre da Ocse.

La Cina, che ha iniziato il lockdown prima degli altri, paga ovviamente il prezzo più elevato nel confronto sul prodotto fra il primo trimestre 2020 e l’ultimo quarto 2019. Ma parliamo di andamenti di breve periodo. E le previsioni di medio termine lo mostrano con evidenza.

Notate come nello scenario “single hit” per la Cina si preveda un calo del prodotto di circa il 3%, che è un numero notevole per un’economia abituata a crescere del 6% l’anno. Già dal 2021, tuttavia, la situazione dovrebbe tornare a livelli normali. Non solo per la Cina: anche le altre economie del gruppo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) è previsto ritornino alla crescita anche nel peggiore degli scenari.

Un andamento simile si prevede per i paesi più ricchi. Ciò a dimostrazione del fatto che la distinzione fra economie emergenti ed avanzate si fa sempre più sfumata, almeno relativamente al modo in cui reagiscono agli shock. E questo è un chiaro segnale che la globalizzazione procede, a livello tendenziale, pure se a fronte di evidenti rallentamenti congiunturali.

Questa singolarità deriva dal fatto che i paradigmi economici di queste due aree del mondo tendono sempre più a convergere, confermando come la globalizzazione sia un processo profondo che si articola lungo precise cornici istituzionali, del quale il movimento di merci, persone e capitali è solo la rappresentazione visibile. Le cassette degli attrezzi delle politiche economiche, per fare un esempio, tendono globalmente a somigliarsi sempre più. I modelli econometrici di Pechino non sono così diversi da quelli di Washington o del Fmi. Così come sono sempre più assimilabili le definizioni statistiche o la regolamentazione bancaria.

Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Aspenia On Line. L’articolo completo è leggibile qui.

 

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