Telco e politica. Il dominio britannico del XIX secolo
Sempre perché la storia è maestra di vita, vale la pena ricordare brevemente l’epoca in cui la Gran Bretagna, sfruttando in maniera intelligente l’innovazione tecnologica, divenne la prima potenza globale nel settore delle telecomunicazioni, sfruttando così un notevole vantaggio nei confronti delle altre potenze, emergenti e non, che inevitabilmente dovettero farci in conti.
Nel secolo XIX i britannici avevano già la supremazia nel settore dei cavi sottomarini – controllavano circa il 60% delle infrastrutture esistenti – ma il vero punto di svolta fu l’invenzione da parte di Guglielmo Marconi della radio che in pratica rese le comunicazioni telegrafiche wireless.

L’invenzione di Marconi arrivò sul finire del secolo e si sviluppò in collaborazione con la marina britannica. I militari, come accadrà molti decenni dopo con Internet e i militari statunitensi, ancora una volta favorirono un’innovazione che aveva molto a che fare con le lo esigenze che poi nel tempo diverrà popolare.
L’invenzione della radio risolse alcuni problemi collegati ai cavi sottomarini. In particolare l’elemento di fragilità legato al fatto che a volte le potenze in conflitto tagliavano i cavi per creare problemi di comunicazione al nemico. Una pratica che contraddiceva i buoni propositi espressi dal presidente americano James Buchacan nel 1858, quando fu posato il primo cavo transatlantico, che chiese alla Regina Vittoria di garantire la neutralità delle infrastrutture “anche in mezzo alle ostilità”. Quarant’anni dopo, tuttavia, furono proprio gli statunitensi a tagliare i cavi sottomarini posati nell’Atlantico e nel Pacifico per garantirsi un vantaggio allo scoppiare della guerra con gli Spagnoli isolandoli da Cuba. Ma già vent’anni prima, a causa di una disputa regionale, il Perù aveva tagliato i cavi del Cile.
Il telegrafo wireless di Marconi diede quindi uno straordinario vantaggio strategico alla Gran Bretagna e la rese di fatto leader nel sistema globale delle telecomunicazioni. La Germania dal canto suo, che emergeva sempre più come antagonista imperiale dei britannici, vide nella nuova tecnologia un’occasione per sfidare questa supremazia. Perciò il Kaiser Gugliemo II ordinò al governo di supportare scienziati e ingegneri per sviluppare un network proprietario.
Gli sforzi, tuttavia furono vani. Il vantaggio inglese della prima mossa consisteva innanzitutto nell’aver fissato uno standard globale di comunicazioni a lungo raggio che di fatto tagliava fuori tutti coloro che non si adeguavano. Sicché i tedeschi finirono col doversi conformare. Il Kaiser però non si arrese. Intensificò gli sforzi per favorire lo sviluppo di compagnie capaci di sfidare la supremazia britannica. Il frutto fu il matrimonio fra Siemens&Halske e AEG che originarono la Telefunken. AL tempo stesso venivano sponsorizzate politiche protezionistiche verso il sistema di Marconi e si cercava di vendere la tecnologia tedesca ai mercati emergenti, in Sud America e in Africa. Proprio come fa la Cina oggi.
Tuttavia neanche questo servì allo scopo. La Germania allora intensificò gli sforzi per promuovere uno standard internazionale su base multilaterale. Si arrivò così al 1906, quando la Germania convinse le potenze a partecipare alla prima International Radiotelegraph Convention, organizzata proprio per decidere gli standard radio. Le potenze si coalizzarono contro il dominio britannico proibendo la “non interconnettività” imposta da Marconi. In tal modo il monopolio inglese si ruppe e si affermò un sostanziale duopolio anglo-tedesco. Ma il vantaggio strategico britannico rimase. E quando esplose la Grande Guerra ebbe la sua importanza.
(3/segue)
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