La grande trasformazione dei bond Usa in moneta

Gli studiosi di economia monetaria di domani avranno materiale a iosa per osservare gli effetti di politiche straordinarie sulle consuetudini finanziarie consolidate. Noi contemporanei possiamo solo rilevare che un decennio abbondante di tassi a zero e quantitative easing, associato a manovre spregiudicate sulle riserve bancarie, hanno esteso anche al sistema finanziario quella qualità che un eminente sociologo, chissà quanto consapevolmente debitore di filosofi e storici di una generazione prima, associa al nostro tempo: l’esser liquido.

E in effetti la società liquida di Zyngumt Bauman è il contesto ideale dove poteva maturare la grande trasformazione dei bond americani, che ormai – di fatto se non di diritto – sono diventati più liquidi della moneta stessa. Sono più che moneta, si potrebbe dire se questa espressione avesse senso. E tale circostanza viene rilevata da una semplice osservazione contenuta in un bel paper pubblicato dalla Bis.

Qui leggiamo che a metà dell’aprile scorso la Fed pagava sulle riserve bancarie delle banche commerciali un tasso di interesse dello 0,1%. Nello stesso periodo il tasso pagato sui Treasury a breve termine del governo oscillavano intorno allo 0,02%. “Se il rendimento è un indicatore (certamente imperfetto) della liquidità – osservano gli autori -, con asset che forniscono servizi di liquidità più ampi riuscendo a pagare tassi di interesse più bassi, allora a metà aprile i buoni del Tesoro erano più liquidi delle riserve bancarie”. O, per dirla con le parole dei macroeconomisti, “i bond governativi erano più liquidi della moneta”.

Prima di approfondire, vale al pena concedersi una riflessione. Un mondo dove il debito del governo è “più liquido” della moneta, restituisce al governo emittente un grado di libertà monetaria che non si vedeva dal XVII secolo. Il sovrano torna a battere moneta di fatto, se non di diritto, utilizzando invece del conio il proprio credito. La politica monetaria, quindi, tende a confondersi con quella fiscale, generando una situazione potenzialmente molto pericolosa.

Se guardiamo a questa inusuale caratteristica del debito Usa dal punto di vista del settore privato, “in un ambiente di tassi di interessi bassi, i bond diventano come moneta”, e questo per la semplice ragione che ai bond si possono applicare quelle caratteristiche usualmente attribuite alla moneta: il fatto che sia un mezzo di scambio ad alta liquidità con un grado elevato di sicurezza percepito, al punto che non si pagano interessi, o se ne pagano molto pochi, sulla moneta. “L’alta liquidità e sicurezza dei Treasury – aggiungono – guidano al ribasso i loro rendimenti”.

E non finisce qui. “Dal punto di vista del governo, in un ambiente di tassi bassi la moneta diventa come i bond: finanziare le operazioni del governo emettendo bond è molto simile al finanziamento del governo tramite l’emissione di riserve bancarie, ossia tramite la creazione di moneta”.

Alcuni economisti del Fmi, arrivano a conclusioni simili in un altro paper citato nello studio della Bis: “Oltre una soglia minima, i bond sono un modo più efficiente e meno costoso per il sovrano di finanziarsi”. I sovrani dell’antichità, fatte le dovute differenze, lo sapevano perfettamente.

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