Cartolina. I signori del vapore

Il mondo che verrà possiamo provare a immaginarlo osservando chi siano i signori del vapore di oggi e quelli di domani, ossia coloro che hanno le riserve più ampie di materie prime a fini energetici, siano esse fossili o necessario per le rinnovabili, e la maggiore capacità di raffinazione. Come si può osservare dal grafico sopra, c’è ben poco Occidente, chiamiamolo così, e tanta Cina, specie se guardiamo ai prossimi decenni. E soprattutto si segnala per la sua assenza l’Europa. Non è molto chiaro come faremo a gestire una situazione così complessa, che allo stato attuale delle nostre conoscenze vede i paesi europei alla stregua di consumatori costretti a fare affari con produttori più o meno gradevoli. Immaginare un’alternativa vorrebbe dire che l’Europa diventi produttrice di energia. Mancando di materie prime, magari potrebbe cominciare producendo una o due buone idee. Purtroppo finora si vedono solo ideologie.

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Un Commento

  1. Avatar di Eros Barone
    Eros Barone

    La questione energetica è la cartina di tornasole dell’impotenza europea e dei limiti insuperabili che caratterizzano tale impotenza. Gli stessi nazionalismi, oggi risorgenti in tutta Europa, non ci sono arrivati addosso da chissà dove, ma sono la conseguenza dei limiti antichi della costruzione europea, anche se solo oggi la storia ci sta presentando il conto. Sempre in tema di limiti, una mera illusione culturale è stata l’idea, a lungo propugnata dagli europeisti, secondo cui sarebbe stato possibile prima o poi sostituire gli Stati-nazione con una “democrazia sovrannazionale” europea. Sennonché una simile democrazia non potrà mai nascere per la semplice ragione che nessun cittadino europeo potrà mai votare per un qualsiasi candidato a una qualsiasi carica europea se continuerà ad avere bisogno dell’interprete per capire che cosa quel candidato dica e prometta. Dal canto loro, le élite cosmopolite, prospettando inesistenti democrazie sovrannazionali, hanno involontariamente alimentato la reazione nazionalista in atto. Un altro limite politico-culturale è stato quello di pensare all’integrazione europea come a un processo di costruzione di uno Stato sovrannazionale, scambiando così il federalismo con la statualità. Da ultimo, fra i limiti politici il più grave, come sta dimostrando la guerra in Ucraina, è consistito nel rimuovere il ruolo degli Stati Uniti. Ma furono proprio gli Stati Uniti il principale sostenitore (in funzione antisovietica) dell’integrazione europea, così come furono gli Stati Uniti che, garantendo la sicurezza militare agli europei in cambio del riconoscimento della loro egemonia, permisero alla UE di investire solo in sviluppo e ‘welfare’, anziché in sicurezza. Alla fin fine, chi nasce gatto non può diventare cane: e questo spiega l’impossibilità di dare vita a una “difesa europea”. La UE è ormai virtualmente morta e gli Stati-nazione, dati per virtualmente morti, non possono non riempire il vuoto che si è creato. Ecco perché abbiamo bisogno sia di idee che di ideologie: le une per darci forza, speranza e prospettiva, le altre per avere gl’indispensabili strumenti di interpretazione, orientamento e azione.

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