La Nadef ci ricorda che oggi la vera rivoluzione è non spendere più denaro che non abbiamo

Solo poche considerazioni merita l’ampio dibattito che come ogni anno si è abbattuto sul nostro capo in occasione della nota di aggiustamento del documento di economia e finanza che una brutta letteratura giornalistica ci ha insegnato a conoscere come Nadef.
Anzi, a dirla tutta, di considerazioni ne merita una sola: dovremmo smetterla, almeno per una volta, di spendere denaro che non abbiamo prendendo a prestito sulle tasse future.
Smetterla col deficit: vaste programme. Sembra quasi una bestemmia, in una società secolarizzata che però ha divinizzato l’idea che il governo, sempre e comunque, debba distribuire denaro al popolo.
Se si può passar sopra con ragionevole fastidio su certi titoli di giornale che ancora promuovono l’idea che il deficit spinga la crescita – un altro atto di fede sovente smentito dalla realtà – è meno sopportabile il tono di certe dichiarazioni addolorate di chi lascia capire che se avesse potuto, avrebbe dato anche di può, ma ahimé non può.
E’ questo dover dare, con la scusa di dover sostenere, ciò che ha caratterizzato quella che nella mia Storia ricchezza (Diarkos editore) ho chiamato terza rivoluzione borghese, che sta consumando la nostra contemporaneità.
Oggi la vera rivoluzione sarebbe smetterla, semplicemente, di coltivare questo pensiero. Ossia che il governo, per avere un senso, debba distribuire denaro, col presupposto. del tutto apodittico, che sia in grado di farlo bene. Perché se così fosse non si capisce perché siamo pieno di debiti e infelici.
L’idea che il governo debba dare soldi a tutti i costi è semplicemente sbagliata. Se è accettabile che debba fare politiche in deficit quando ci sono grandi shock, non lo è altrettanto che tali espansioni debbano avvenire ogni anno a costo di deficit che non fanno altro che sottrarre spazio fiscale al futuro. La vicenda del Superbonus, che ha congelato il bilancio dello stato per i prossimi anni, non è stata evidentemente abbastanza istruttiva.
I tempi che ci attendono si incaricheranno di farci riflettere molto su questa evidenza. Il peso degli interessi passivi, pure al netto dell’inflazione, sarà soffocante, e quello delle regalie degli anni passati farà il resto. Fare deficit servirà solo creare instabilità finanziaria ulteriore, se non interverrà una crescita capace di coprire il costo di questo deficit. E pensare che la crescita sia possibile solo facendo deficit è un chiaro corto circuito logico.
Oggi sarebbe indice di serietà anche solo dire che la crescita non possiamo aspettarcela solo dalla spesa in deficit del governo, ma che deve arrivare dall’aumento di produttività del settore privato. O, per dirla più semplicemente, che tutti devono darsi più da fare, senza sperare che il governo faccia la nostra parte.
La quarta rivoluzione borghese passa dal principio di responsabilità di ognuno di noi. Il governo, se vuole aiutare, cominci a dare l’esempio.

https://rbolletta.com/2023/10/02/non-vendete-3/
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