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I tormenti del mattone non finiscono mai

Le ultime statistiche della Bis ci raccontano di un mercato immobiliare alquanto complicato dove al surriscaldamento degli ultimi anni, incoraggiato dalla politica monetaria ultraespansiva, sta gradualmente succedendo una frenata sempre più decisa, che certamente deve sempre molto alla politica monetaria che nel frattempo ha cambiato segno, ma anche a un certo esaurimento del ciclo, in parte frenato anche dall’andamento non certo sfavillante dei redditi.

A livello globale nel secondo quarto del 2024, al quale i dati raccolti dalla banca di Basilea si riferiscono, i prezzi reale sono diminuiti dell1,4%, per lo più a causa del declino osservato nelle economie emergenti dell’Asia, Cina in testa.

A livello mediano si è osservato invece un lieve incremento in più del 60% delle giurisdizioni osservate, con le economie avanzate a segnalarsi per un +0,2%, primo incremento positivo osservato dal terzo trimestre 2022, quando il ciclo ha cominciato a invertirsi, a fronte di un calo del 2,6% nelle economie emergenti a far data dallo stesso periodo.

Anche all’interno delle economie avanzate, tuttavia, si osservano delle differenze. I prezzi reali sono diminuiti in Europa, mentre sono aumentati nei paesi non europei. Fra gli emergenti c’è stato un calo in Asia, ma non in altre regioni. Rimano il fatto che se allunghiamo la prospettiva temporale, i prezzi risultano ancora il 21% più elevati del livello osservato dopo la crisi del 2007-09.

E’ interessante osservare che il nostro paese esibisce un calo dei prezzi reali dal 2010 superiore al 25%. Peggio fa solo la Russia.

Fra le grandi economie, rimane sotto osservazione quella cinese, dove la crisi immobiliare non cessa ancora di stressare il sistema. Dall’ultimo trimestre del 2019 i prezzi reali degli immobili cinesi hanno perso il l’11%, uno dei peggiori risultati osservati fra le grandi economie internazionali.

Al contrario negli Usa i prezzi, dopo la notevole crescita osservata durante la pandemia, si sono gradualmente raffreddati, arrivando a mostrare quotazioni sostanzialmente stabili.

Nell’Eurozona la situazione è molto composita. Nel trimestre considerato sono aumentati del 6,5% in Grecia, del 4,8 in Olanda, del 4,3% in Spagna e del 2,1% in Italia, ma sono diminuiti del 4,7% in Germania e del 6,6% in Francia.

Le difficoltà dell’economia in questi paesi si intravede anche da questo angolo di osservazione. Quando il mattone cede non è mai una buona notizia. E se l’economia non va bene in Francia e Germania, non è una buona notizia neanche per noi.