Etichettato: bis bullettin Household perceptions and expectations in the wake of the inflation surge: survey evidence

Le famiglie sono ancora sotto shock per l’inflazione

Il problema degli shock inflazionistici, sembra di capire leggendo un interessante studio della Bis, è che se pure l’economia formalmente li riassorbe, nella percezione comune rimangono persistenti, fino al punto da generare la più classica delle profezie che si autoavverano: i prezzi salgono perché credo che saliranno.

Questa credulità si confronta con quella che le banche centrali sappiano quello che fanno, che richiede, oltre a un generoso atto di fiducia, la conoscenza minima indispensabile per capire in cosa consista questa azione. E infatti nelle rilevazioni svolte dagli economisti della banca di Basilea emerge che quanto più si è consapevoli dell’azione della banca centrale di riferimento, tanto più si “crede” che i dati, che misurano l’inflazione in calo, raccontino la realtà. La percezione dell’inflazione, insomma, si sfuma.

Purtroppo questa conoscenza non appare molto diffusa. Lo shock inflazionistico post Covid, potremmo dire, ha lasciato sotto shock le famiglie. Al punto che una survey sul sentiment delle famiglie in 29 paesi, condotto fra il 24 marzo e il 28 aprile di quest’anno conferma che le aspettative di inflazione, malgrado i dati comunichino una crescente convergenza verso i target, sono ancora assai elevate.

In media, in questi paesi si prevede un’inflazione all’8%, ben sopra il livello attuale del 2,4%. E alla domanda su quale sia il picco massimo possibile di inflazione che ci si aspetta, si arriva addirittura all’11%, mentre il minimo non scende sotto il 4%. Come dire: i dati possono dire quello che vogliono, io la vedo diversamente. E poiché la vedo diversamente, adeguo le mie scelte di consumo alle mie percezioni. Chi ricorda lo shock seguito all’introduzione dell’euro nei primi anni Duemila comprenderà benissimo questa psicologia.

Si tratta di una reazione comprensibile, tutto sommato. Tanto è vero che la percezione che ci sia una inflazione più alta di quella effettiva cresce in ragione della forza dello shock che l’ha originata. Negli anni prima della pandemia i cittadini hanno percepito prezzi assai meno veloci – il 9% fra il 2015 e il 2019 – rispetto a quanto accaduto fra il 2020 e il 2024, quando si è percepita una crescita dei prezzi del 18% in media, sostanzialmente con i dati ufficiali, con punte del 30% per il 20% degli intervistati.

Certo, questi sono dati che vanno presi con le pinze. Quando si vive uno shock è normale che le risposte siano “drogate” dall’effetto psicologico generato dall’evento, specie quando impatta sugli equilibri finanziari ed economici di una famiglia. Per giunta la crisi inflazionistica del 2022 ha colpito beni primari, come cibo ed energia, che fanno sentire molto il loro peso all’interno di un bilancio familiare, aggravando perciò l’effetto dello shock.

Ad aggravare l’equazione, il fatto che è molto difficile far arrivare alle famiglie spiegazioni accessibili di fenomeni complessi come quello inflazionistico nel panorama attuale dei mezzi di comunicazione. Le famiglie si informano in larga parte con radio e tv, con una quota crescente che usa i social media. Nulla di strano che, usando questi strumenti, emerga che solo il 60% delle famiglie sa identificare correttamente la banca centrale del proprio paese e che ancora meno (49%) sono consapevoli che uno dei principali obiettivi della banca centrale è la stabilità dei prezzi.

Questo significa, in pratica, che anche il più raffinato strumento istituzionale deve fare i conti con ciò che pensa la popolazione. E se non riesce a cambiare la sua percezione, che come abbiamo visto può essere molto divergente dai dati, rischia di non riuscire a fare la cosa giusta anche se magari l’ha fatta.

La banca centrale ha sempre creduto di doversela vedere con la grandezze economiche, ma adesso scopre che deve vedersela col pubblico, che in fondo queste grandezze le esprime in un modo o in un altro. E’ un notevole passo avanti di queste entità verso la consapevolezza della democrazia. Che poi piaccia loro, o che siano capaci di farne altri, lo scopriremo solo vivendo.