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Educazione americana

Il WSJ ha riportato un dato assolutamente rilevante circa il senso e lo spirito dell’educazione americana. Il programma di prestiti agli studenti ha generato una montagna di debito (a loro carico) arrivato a 956 miliardi di dollari, in aumento del 4,6% solo nel terzo trimestre 2012.

Una cifra persino superiore a quella del debito accumulato sulle carte di credito e che inizia a spaventare le autorità, ormai persuase che sia troppo facile, per gli studenti, prendere a prestito, senza magari curarsi delle conseguenze. Fra le quali, come ricorda lo stesso WSJ, quella di fare bancarotta, vedersi diminuito il merito di credito, oppure sequestrata parte dello stipendio una volta che si troverà un lavoro, o sennò far finire i genitori nelle mani del fisco al proprio posto se un genitore ha avuto la sventurata idea di farsi garante. Perciò le autorità suggeriscono al giovane di farsi bene i conti, non investire troppo sulla propria educazione professionale, se si pensa che il ritorno sia più basso dell’investimento: un ROI negativo di se stesso può compromettere le proprie prospettive di vita.

Questa visione dell’uomo come azienda, e quindi vocato naturalmente al debito, è uno dei pilastri dell’educazione americana. Prima i cittadini cominciano ad averne consapevolezza (e quindi pratica) meglio è. Tanto è vero che si diventa maggiorenni indebitandosi per fare l’università.

Poi ce n’è un altro. Qualche giorno fa ho visto in tv un ragazzo americano che passa le sue giornate a scovare coupon (anche nella spazzatura) che consentono di aver sconti al supermercato al solo scopo di fare spese pantagrueliche. La sua stanza esibiva come trofei scaffali pieni di roba (il grosso era in garage) che fungevano da sfondo alla sua intervista. Ripreso al supermercato, mentre spingeva tre carrelli carichi di carta assorbente (56 rotoli), salsicce (84 confezioni) e detersivi (63 flaconi), il giovane manifestava una gioia autentica quando la cassiera detraeva dal totale di oltre 600 dollari il valore dei suoi coupon, arrivando persino a trasformarlo in un credito di 5,63 dollari. “Per me è un lavoro a tempo pieno”, ha spiegato il giovane. Cosa farne di tutta questa roba è un tema del tutto secondario. L’importante è procacciarsela, assecondando la propria bulimia da consumo.

Debito e consumo sono la declinazione economica di colpa e desiderio. L’educazione americana.