Etichettato: mammamia
Cronicario: Sogno o son DEF?
Proverbio del 3 ottobre La fortuna non dà nulla: presta
Numero del giorno: 40,8 Pressione fiscale in % del Pil nel II Q 2018 in Italia
Mentre tutto il mondo aspetta col fiato sospeso la nota di aggiornamento al DEF (NADEF), quel cento e passa pagine di promesse scritte con l’inchiostro simpatico del governo, lei furbescamente svicola. Dov’è la Nota? chiedono a destra e a manca, ma il ministro Mammamia, che pure ha lasciato a bocca asciutta l’Ecofin perché doveva correre a scriverla, ancora non la pubblica, mostrando con ciò il suo raffinatissimo genio cinematografico.
La NADEF, come Moretti e il ministro emulo, si nota in entrambi i casi, specie perché ha il pregio di cambiare in tempo reale a seconda di chi ne parla. L’aggiornamento di oggi è che il 2,4 di deficit si farà solo il primo anno e non per i prossimi tre, e poi scenderà negli anni successivi ma chissà di quanto.
Il che immagino abbia costretto le manine e le manone che avevano quasi finito di scrivere la NADEF col deficit al 2,4 per tre anni a buttarla nel cestino e a ricominciare daccapo. Ti pare facile mettere per iscritto quello che dicono i politici? Anche perché nel frattempo non è che hanno smesso di chiacchierare. Anche oggi come ieri, mentre i mercati continuano a vendere il debito italiano – ah nel caso vi fosse sfuggito questa è la ragione per la quale salgono i tassi (il mitico spread) – leggo dichiarazioni meravigliose che mi rassicurano come cittadino e come contribuente circa il fatto che ormai vivo nel migliore dei paesi possibili. E non tanto perché quei gufi di Confindustria dicano che la crescita sta rallentando, che sono buoni tutti a dirlo visto i chiari di luna, ma perché il nostro ministro uno, bino e trino gli manda a dire che se ne infischia e di “non farsi illusioni perché tanto la manovra non cambierà”.
Questo mentre il compare (lui il Gatto, io la Volpe, stiamo in società, cit.) conferma che “faremo una manovra coraggiosa per mantenere i sacri impegni presi con gli italiani e me ne frego delle minacce dell’Europa”.
Poi certo ci sono quelli che minimizzano, come il ministro Mammamia, sempre lui, che forte della sua straordinaria credibilità si presenta in Confindustria per rassicurare e spiegare, come si addice al bravo padre di famiglia che dovrebbe gestire la nostra contabilità. Pesco a caso fra le parole rassicuranti. Nel 2019 ci sarà “uno scostamento dagli obiettivi concordati con la commissione europea dal precedente governo”, ma “ci sarà poi un graduale ridursi del deficit negli anni successivi”. L’azione di Governo non è certamente improntata ad una “finanza molto allegra” che possa far “saltare i conti pubblici per dar spazio alle promesse”. Le “promesse sacre” (cit.) verranno mantenute con “forte gradualità nel corso della legislatura”. Serve una “strategia di politica economica diretta a conseguire una crescita più sostenuta e ridurre il gap di crescita che l’Italia ha avuto con il resto di Europa nell’ultimo decennio. Abbiamo bisogno di una crescita vigorosa, ed allo stesso tempo di una maggiore resilienza”.
Vi piace eh? Ok, continuo. Il Governo intende “intervenire con decisione su un piano di welfare, stendere maggiori reti di protezione sociale. Sarà condizione necessaria per evitare il rafforzarsi di sentimenti contrari al libero commercio, contrari al mantenimento di mercati competitivi, ed anche di sentimenti contrari all’Europa”. Ci dovrebbero ringraziare gli europei, altroché. E le pensioni anticipate? Facile: “E’ anche necessario intervenire su alcuni aspetti di transizione sulla riforma Fornero, che se da una parte garantisce la stabilità finanziaria di lungo periodo del sistema, nel breve periodo ha impedito alle imprese un fisiologico turnover delle risorse umane impiegate allo scopo di rinnovare le competenze necessarie all’innovazione”. E dulcis in fundo…Se dubitate che il reddito di cittadinanza (che ancora non si capisce cosa sarà) possa alimentare gli abusi sappiate che su mandato del ministro “la Gdf ha già predisposto un piano specifico per poter intervenire su quella linea di divisione che ci può essere tra lavoro nero e poveri. Chi giocherà su questo giocherà su un terreno molto rischioso”. Ditemi voi se tutto questo non è un sogno.
Dicono che alla fine del sogno arriverà la NADEF. Ma tanto non la leggerà nessuno.
A domani.
Cronicario: Volano gli straccetti durante le nominations sovrane
Proverbio del 20 luglio Una moneta fa più rumore se il salvadanaio è vuoto
Numero del giorno: 133,4 Debito % sul pil italiano nel primo trimestre 2018
Sono sicuro che seguite col paté d’animo, come direbbero gli illustri di oggi, il filmaccio horror delle nomine governative – l’estate chissà perché questi film tornano di moda – che oggi ha raggiunto il suo zenit con la riunione alla presidenza del coniglio (ops refuso) fra i massimi responsabili: il ministro Bino e il ministro Mammamia, presente il sottosegretario Spicciafaccende e il presidente del coniglio (ops, refuso di nuovo) che alla fine è servito – dicono – a trovare la sintesi. I protagonisti del seguito del film de paura sarebbero stati individuati. Si comincia con le nomination per le future interpretazioni nell’ambitissima Cdp che ai nostri eroici conquistadores deve sembrare una sorta di Eldorado pure se dentro c’ha i soldi delle formichine che ancora li mettono alla posta, come nel dopoguerra.
Proprio così. I nomi verranno comunicati più tardi, come si addice ai colpacci di scena dei film di genere. Ma tanto conta poco. L’aria che tira è quella che è e ce la spiega il ministro del trasporto amoroso, che oggi ha riconfermato il suo desiderio sovranista a proposito di Alitalia spiegando di “andare oltre la nazionalizzazione” perché lui è interessato “agli interessi nazionali e all’italianità”.
Senonché il (probabile) lieto fine su Cdp è stato terribilmente guastato dall’incursione nel copione di uno sceneggiatore che ancora non era comparso nel meraviglioso script governativo ma che certamente non poteva mancare in uno scenario tipicamente nostrano: il procuratore della repubblica. Proprio mentre volavano gli straccetti su Cdp, nella mattinata, in fondo si tratta di costosissime frattaglie mica una cosa seria, i sempre solerti gazzettieri delle procure ci hanno fatto sapere che il ministro Eretico, del quale il vostro Cronicario qui aveva pronosticato il rogo pubblico in tempi non sospetti, è finito nel solito tritacarriere nientepopòdimeno che per usura, un reato meravigliosamente storico-letterario.
Il che ha aggiunto quel sapore retrò, intonato d’altronde col ministro, alla nostra sceneggiatura horror, ma soprattutto ha messo in mezzo un sacco di altri pezzi grossi che incidentalmente sono a capo di gioielli della corona del pachiderma pubblico. Di Cdp, per dire, ma anche di Leonardo. La variazione splatter sul tema thriller-horror è sempre gradita, com’è noto agli amanti di genere, ma in questo caso ha provocato un terribile corto circuito nella coscienza legalitaria dei nostri beneamati sovrastanti che aspirano a diventar sovrani. Bisogna difendere il ministro eretico, e con esso anche il capo di Leonardo, quando magari quella poltrona farebbe comodo eccome, o bisogna far valere il principio che l’indagato lasci l’incarico, come già paventato per il capo di Fs?
Se pensate che l’amletico dilemma sarà sciolto su questo schermo di venerdì pomeriggio che fa un caldo extracomunitario state leggendo il Cronicario per sbaglio. Qui si dicono minchiate. A farle ci pensano altri.
A lunedì.
Cronicario: Sostenete anche la stampa sovrana (e la cannabis)
Proverbio del 19 luglio La bugia più astuta dura solo una settimana
Numero del giorno: 62,8 Aumento % export vino italiano in Cina nel IQ/2018
Alitalia, e vabbé. Le pensioni di cittadinanza, eccerto. Il reddito per i cittadini (anche per i cittadini extracomunitari?), eccome. Ma una parolina buona per la stampa, rigorosamente sovrana, la vogliamo spendere?
Notate che parliamo di vendite che sommano digitale e cartaceo e poi fatevi il segno della croce e magari recitate una prece. Dico a voi, cari Governanti, lo so che odiate giornali e giornalisti per mille giustissime ragioni, ma sempre posti di lavoro sono. E poi se non le pubblicano i giornali sovrani le vostre facce belle, ma chi lo fa?
Prima che pensiate che questo pensiero sia sorto nella mia testolina matta – notoriamente incapace di riflessione profonda e quindi al passo coi tempi – sappiate che l’esortazione m’è sbucata fuori come una lumaca dopo la pioggia di esternazioni del nuovo presidente della Fieg, che poi sarebbe la federazione degli editori e dei giornali. Costui, ormai perfettamente allineato con lo spirito del tempo, ha rivolto un appello accorato dalle pagine di un noto quotidiano economico con la carta salmonata per dire che “la crisi ci ha imposto di tagliare tanto negli ultimi 10 anni. Come hanno fatto la Francia o altri Paesi, io penso che il governo debba però guardare con interesse a finanziamenti e iniziative di sostegno. Non si tratta di mere distribuzioni di risorse, ma di interventi per finanziare la qualità dei giornalisti. La Francia ha dato 120 milioni alla France Presse. Sostenere l’editoria significa sostenere l’informazione di qualità che è un presidio democratico, riconosciuto dalla Costituzione all’articolo 21”.
Ora stendiamo un velo pietoso sull’informazione di qualità italiana. Rimane il tema, cari governanti: volete dare soldi a tutti, che fa non avanzano due spicci per chi vi va fare sempre bella figura?
Sono sicuro, cari governanti, che troverete un po’ di minibot anche per i giornalisti. Ma nel caso doveste aver difficoltà a reperire i soldi per colpa del ministro tirchio dell’economia che rima (a caso?) con Mammamia, vi do una notizia che ho scoperto leggendo una meravigliosa dichiarazione di una vostra illuminata collega ministra grazie alla quale ho saputo che aumenteremo le importazioni di cannabis terapeutica dall’Olanda per far fronte alle crescenti necessità nazionali.
E mica sono briciole. Parliamo di circa 700 chili di mariagiovanna importate quest’anno e il prossimo. Ora dico, ma possibile che non riusciamo a produrre una cannabis sovrana? Eppure esiste una certa qualità calabra, mi dicono i beninformati.
E infatti neanche i tempo di far cessare l’eco della ministra dichiarante, è arrivata la proposta di Coldiretti, strenua paladina del patrio suolo e delle coltivazioni nazionali, che ha buttato là due cifre bellissime: la coltivazione, trasformazione e commercio della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti “potrebbe avvenire anche in Italia e garantire un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10 mila posti di lavoro dai campi ai flaconi”.
La cannabis sovrana potrebbe sostenere la stampa nazionale generando una corrispondenza di amorosi sensi fra la percezione alterata (a scopo medico sia chiaro) e l’alterazione sistematica della realtà. Purché sia sovrana.
A domani.

















