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Il conto dei dazi non è uguale per tutti, e l’Europa dovrebbe ricordarlo

Nel migliore dei mondi possibili, che però sembra impossibile perché non siamo ancora abbastanza evoluti, l’Europa se ne infischierebbe dei dazi americani e anzi, toglierebbe ogni tipo di restrizione al commercio, specie quello interno che fa la gran parte dei suoi commerci e che ancora è molto frenato soprattutto da questioni fiscali, e lascerebbe che i dazi americani facessero il proprio corso. In pratica, i consumatori Usa dovranno accettare un sostanziale aumento dei prezzi interni che invece gli europei eviterebbero in assenza di dazi su beni e servizi americani, che tanto non hanno molte alternative. Basta pensare ai servizi digitali.

Nel migliore dei mondi possibili, si partirebbe dal fatto che le percentuali di esportazioni che i principali paesi europei destinano agli Usa, e che oggi fanno tremare i governi, pesano poche percentuali sul pil, che sarebbero facilmente recuperabili se l’Ue si aprisse ancora di più al commercio, soprattutto interno, anziché giocare il gioco stupido di chi fa cose stupide, per citare un recente giornale anglosassone, e individuasse anche nuovi modi per commerciare con chi ha bisogno delle nostre merci e dei nostri servizi. E non sono pochi.

Nel migliore dei mondi possibili, si osserverebbe che le principali vittime dei dazi Usa sono Messico e Canada, ossia il continente americano. E si comincerebbe a pensare che esiste un mondo, al di fuori del continente americano, col quale può essere interessante creare linee di comunicazione e relazioni economiche. Perché gli Usa sono i nostri cugini del cuore. Ma spesso parenti rima con serpenti. E quando succede è anche sano guardarsi intorno.

Purtroppo non siamo nel migliore dei mondi possibili. Ma in uno qualunque altro.