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La spirale prezzi/salari per adesso non si vede

L’ultima relazione annuale di Bankitalia ci consente di fare il punto su uno dei problemi che l’ondata inflazionistica ha fatto emergere con prepotenza nella vita di tanti lavoratori dipendenti: la liquefazione di buona parte del proprio potere d’acquisto.

Un problema mondiale, ovviamente. L’Ue, a tal proposito, ha mostrato la consueta capacità di frammentazione. Nel senso che ogni paese ha reagito a modo suo.

Un punto in comune, tuttavia, è stato osservato: “I rischi di una spirale tra prezzi e salari rimangono contenuti anche per la scarsa diffusione di clausole di indicizzazione che, nel complesso dell’area, riguardano meno di un quinto del monte salari”.

Nel nostro paese e in Spagna, tali clausole sono previste solo in alcuni comparti, mentre in Francia è indicizzato solo il salario minimo legale (salaire minimum interprofessionnel de croissance, SMIC), che infatti negli ultimi mesi è aumentato del 6,5 per cento.

Ciò non vuol dire che le retribuzioni non siano cresciute, anche per effetto dei provvedimenti di sostegno adottati dai governi. Il grafico sopra ci consente di farci un’idea dei progressi dei salari nell’ultimo anno. Si osserva che quelli francesi e belgi sono cresciuti più degli altri. Ciò dipende dal fatto che in questi paesi i contratti si rinnovano più frequentemente.

Peraltro in Belgio, spiega la Banca, è previsto un adeguamento automatico completo dei salari per tutti i lavoratori dipendenti basato sull’inflazione osservata. E anche a Cipro, Malta e Lussemburgo, la maggior parte dei dipendenti è coperta da clausole automatiche di indicizzazione.

Si osserva che il salario minimo legale è aumentato parecchio anche in Germania e Spagna. Questo andamento, tuttavia, influenza solo parzialmente la contrattazione collettiva, incidendo soprattutto sulle retribuzione dei lavoratori a più basso reddito.

Al netto di alcuni provvedimenti fiscali presi in Germania ma anche in Italia – ad esempio la defiscalizzazione dei benefit – la situazione dei salari rimane quindi in larga parte ancora “compressa”. Proprio come una molla che attende di scattare, le retribuzioni non crescono, ma spingono il sistema economico verso una fase di stress, scaricando di fatto i propri effetti sulla domanda, che tende a ridursi mano a mano che si esaurisce la capacità di risparmio.

Ciò per dire che la spirale prezzi/salari ancora non si vede. Ma questo non vuol dire che in qualche modo non svolga i suoi effetti.

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