L’assalto al risparmio italiano è già iniziato

Molti temono che all’indomani della cessata emergenza sanitaria, con un debito pubblico aumentato significativamente, l’Italia si troverà a dover fare i conti con il suo personale redde rationem, tanto ritardato quanto inevitabile. Pure se l’Ue dovesse trovare il modo – e non è affatto detto che riesca – di socializzare parte dell’aumento del debito pubblico provocato dall’epidemia, e dando per scontato che la Bce – tramite Bankitalia – continuerà ad iniettare risorse nel sistema, il nostro paese si troverà comunque gravemente impedito dalla prevedibile diminuzione del prodotto interno lordo generato dalle varie chiusure, chissà quanto prolungate. E di conseguenza il rapporto debito pil aumenterà automaticamente.

Da qui nascono i timori che a un certo punto ci venga presentato il conto. E da qui il crescente alludere alla circostanza che a farne la spesa sarà il risparmio degli italiani, da anni ormai indicato come punto di forza dell’economia del nostro paese insieme al settore esportatore, che purtroppo però in questa crisi può fare poco per aiutarci. Ciò che molti paventano è che arriverà una qualche forma di prelievo straordinario per riportare il debito pubblico su un percorso sostenibile. Alcuni lo auspicano persino.

Ciò che trascurano di sottolineare, questi soggetti, è però che il risparmio italiano è già stato notevolmente impegnato in questa crisi. Innanzitutto perché i crolli di borsa hanno avuto un impatto importante sulla ricchezza finanziaria. Poi perché molti lavoratori hanno visto prosciugarsi la loro fonte di reddito e quindi hanno dovuto necessariamente attingere ai loro risparmi. Questo, a sua volta, può aver generato un effetto sulle borse, visto che molto del calo può essere dipeso dalla richieste di smobilizzo di asset di sottoscrittori rimasti senza reddito.

E’ chiaro che questa situazione peggiorerà al prolungarsi della crisi sanitaria. Qualcuno ha stimato che l’ultimo lockdown del governo costi 100 miliardi di prodotto al mese. Ma aldilà delle quantità, è chiaro che nell’attesa che i poteri pubblici riescano (se mai riusciranno) a far arrivare denaro al sistema produttivo chiuso per emergenza, saranno i singoli soggetti economici – famiglie e imprese – a doversi far carico delle spese necessarie alla semplice sopravvivenza, visto che non è rimasto molto altro da fare. E lo faranno attingendo non solo ai propri asset finanziari liquidabili, ma anche al proprio risparmio previdenziale, nella forma ad esempio di sussidi erogati dalla casse professionali.

Ciò per dire che alla fine di questa emergenza, e ancora prima che ci vengano a chiedere conto dei nostri debiti pubblici, dobbiamo aspettarci un dimagrimento più o meno pronunciato della nostra ricchezza privata. E in più avremo anche un maggior debito pubblico. Detto semplicemente: saremo tutti più poveri. Speriamo ci incoraggi a rimboccarci le maniche.

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