Cronicario. I braccianti di cittadinanza
Proverbio del 2 aprile Pietra dopo pietra si spiana una montagna
Numero del giorno: 950 Morti in Spagna di coronavirus nelle ultime 24 ore
Dobbiamo esser grati, in questi tempi di triste domicilio coatto e pure luttuoso, a chi impegna il suo tempo per dire una qualche minchiata capace di tirarci su il morale. Perché è facile, in tempo di pace, ma in tempo di guerra vorrei vedere voi.
Oddio, è pur vero che il contesto aiuta. Per dire: ho chiesto urbi et orbi cosa devo fare, ai tempi del coronacoso, se il mio sindaco ha ordinato qualcosa, il mio presidente di regione un’altra e il governo ha decretato un’altra cosa ancora. L’Italia si è spappolata in qualche migliaio di governi.
Poi ho capito: la potenza del lockdown è direttamente proporzionale al numero di pagine decretate. Quante più sono, meglio è: nel dubbio non ti muovi.
In fondo è una vita che andiamo avanti a paginate di Gazzetta Ufficiale. Ma ci sono politici e politici, ovviamente. Quelli capaci di dire minchiate davvero avvincenti in tempi tristi e luttuosi sono rarissimi, ma per fortuna ci sono. Si potrebbe pensare che lo fanno per vanità e tornaconto, ma sarebbe sbagliato: la loro è pura generosità.
Sicché non appena uno di costoro – uno fra i più dotati ça va sans dire – ha saputo che mancano 200 mila braccia sui campi italiani, necessarie fra l’altro a garantire i regolari approvvigionamenti ai nostri affollatissimi deschi, questo fenomeno se n’è uscito dicendo che anziché cercare risorse all’estero, come pure qualcuno aveva paventato, vengono prima gli italiani a lavorare sui campi, a cominciare da quelli che hanno preso il reddito di cittadinanza. “Il Paese li ha aiutati, adesso è il loro turno”, ha concluso.
Non pago d’aver fatto una minchiata (il reddito di cittadinanza) oggi ne pure proposta una deliziosissima per tirarci su di morale (i braccianti di cittadinanza). L’essenza del genio.
A domani.