Cronicario: 1 maggio, festa dello smart working

Proverbio del 3 aprile Ogni occhio ha il suo sguardo

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L’hanno detto, l’avete sentito. La strage silenziosa di ponti che sta funestando questo 2020 non risparmierà neanche quello più ambito: quel venerdì primo maggio, che faceva scopa secca col week end, e per giunta in un momento di alta pressione climatica. Il ponte perfetto.

Ma niente. L’hanno detto, l’avrete sentito. Il domicilio coatto non verrà alleviato neanche in quell’occasione. Niente gite, niente concertone e – ci mancherebbe – niente passeggiata sotto casa col neonato, hai visto mai. Anzi neanche spesa, visto che saranno chiusi i supermercati. A casa, e mi raccomando.

D’altronde c’è il coronacoso, signora mia. Mica possiamo rischiare. Avete visto i cinesi no? Stanno pensando di chiudere di nuovo Wuhan. E gli Usa? La Spagna? Figuriamoci se ce ne frega qualcosa del primo maggio e della festa del lavoro. Specie oggi, che si lavora (chi ancora lavora) da casa.

Anzi, sapete che c’è. Basta con questo nome antico – festa del lavoro – che ricorda un’epoca di commistioni salivari, contatti fisici, avvicinamenti sociali. La vita insomma. Il coronacoso, mortifero com’è, ci ha fatto entrare nella modernità, e finalmente. Questo non vuol dire rinunciare alla tradizione, ma innovarla. Serve un nuovo nome, insomma. Chiamiamola festa dello smart working. Così si capisce che devi stare e casa. E magari, mentre che ci stai, lavori pure.

Buon week end.

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