Il blog va in vacanza. Ci rivediamo a settembre con la nuova stagione: Growing

Anche la nona stagione del nostro blog si è conclusa, lasciandosi alle spalle molte macerie, parecchi lutti e altrettante speranze, che trovano alimento nelle tante buone notizie che arrivano dal fronte economico che tuttavia non riescono a compensare le ansie che sorgono sul versante sanitario.

Siamo assediati dalle varianti del virus, che variano in tempo reale anche il nostro quadro economico, e stendiamo un velo sulla nostra convivenza sociale, ormai chiaramente indirizzata verso uno scontro fra vaccinati e non. Come ogni cosa nel nostro paese, anche la pandemia ha generato una polarizzazione delle posizioni che non serve a niente e a nessuno, e che tuttavia appassiona i tanti amanti del chiacchiericcio più o meno social a sfondo politico.

Se guardiamo il quadro più grande, magari prendendo a prestito dall’ampia reportistica internazionali che in queste ultime settimane ha delineato gli scenari per i prossimi mesi, emerge con chiarezza un’evidenza: la ripartenza dopo i mesi bui del lockdown è stata forte e robusta. Ma questo non vuol dire affatto che la crescita, che pure serve sostenere le nostre economie, a cominciare dai debiti che hanno accumulato, lo sarà altrettanto.

La riapertura delle attività ha liberato la molla compressa delle produzione e del consumo, ma ancora troppe incertezze – le famose varianti – rendono difficile immaginare un futuro senza pandemia. E perciò l’energia della molla “liberata” potrebbe scaricarsi ancor prima di aver generato una spinta capace di rimettere le economia su un percorso di crescita più robusto di quello assai tiepido che si trascinava stancamente dalla crisi del 2008.

Il punto è tutto qua: c’è una sottile differenza fra ripartenza e crescita. E nasce dal fatto che, a parte la pandemia, la sostanza delle nostre società è minata da alcuni trend di lungo periodo – quello demografico per cominciare – che sembrano fatti apposta per abbassare le potenzialità della produzione.

Questi trend vengono compensati da altri – uno per tutti: quello dello sviluppo tecnologico, da sempre grande driver dell’evoluzione sociale – ma non è chiaro se tale compensazione sarà sufficiente. E nel dubbio i policymaker stanno alimentando da anni la narrazione secondo la quale con i dovuti stimoli – leggi: risorse erogate più o meno a pioggia sul lato della domanda e qualche riforma su quello dell’offerta – l’economia ritroverà un tasso di crescita capace di tirarci fuori da quella che somiglia a una (in)felice stagnazione.

Perciò la nuova stagione del blog, la decima, sarà dedicata all’osservazione di questa crescita. Non soltanto relativamente alle quantità, che poi sono le uniche contemplate nel nostro dibattito pubblico, ma soprattutto cercando di capirne la qualità. La Cina per anni ha fatto pil pompando cemento e acciaio, ma probabilmente è cresciuta assai meglio da quando ha iniziato a primeggiare sul 5G. Lo stesso vale per noi: riusciremo a evolverci da un’economia export-oriented aggiugendo qualità alla nostra organizzazione interna?

La scommessa del mitico PNRR sta tutta qua. E senza voler essere pessimisti, non c’è neanche da essere ottimisti quando un paese, ancora una volta, si affida a una sorta di miracolo per cambiare se stesso. Troppe aspettative conducono a delusioni, ma evidentemente non lo ricordiamo mai.

Alla ripresa di settembre saranno questi i temi in gioco. Cerchiamo di ricordarlo, mentre torneremo a discutere di vaccini, dad, lockdown, restrizioni e queste varie amenità.

Auguri per le vacanze. Soprattutto a chi non le fa

Ci vediamo a settembre.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.