L’inflazione galoppa sempre più veloce in Turchia

L’ultima release dell’istituto turco di statistica certifica che l’inflazione nel paese continua ad accelerare, avendo ormai superato il 55% su base annua a febbraio, superando quindi il livello di gennaio. Quel mese, infatti, l’inflazione annua aveva superato di poco il 48%, aggiornando il record di dicembre, quando aveva toccato il 36%.

Se si considera che a febbraio non sono ancora visibili le tensioni che intanto stanno deflagrando dopo l’attacco russo all’Ucraina, è del tutto ragionevole temere un ulteriore accelerazione dei prezzi. La qualcosa rischia di rivelarsi insostenibile per il popolo turco.

Se si guarda l’impatto dell’inflazione sui diversi settori, si capisce bene le grandi difficoltà che stanno vivendo i turchi.

Notate gli incrementi superiori al 60% su alimenti, trasporti e forniture per le famiglie. In sostanza tutto ciò che occorre per vivere è rincarato enormemente.

E’ chiaro che il movimento inflazionistico turco risente dell’influenza internazionale, ma se si osserva l’andamento della curva dei prezzi, visibile nel primo grafico, si capisce che l’innesco dei questa esplosione arriva negli ultimi mesi dell’anno, quando sono state compiute alcune scelte di politica monetaria che hanno condotto a una pesante svalutazione della moneta. E poiché molta parte dell’industria turca è di trasformazione, ecco che l’inflazione importata ha determinato la spirale alla quale stiamo assistendo.

Chi pensasse che tutto ciò ci riguardi fino a un certo punto, dovrebbe notare che lo stesso giorno che l’istituto di statica turco rilasciava il suo aggiornamento del dato di febbraio, usciva l’aggiornamento Ocse sui dati di gennaio, che registrava un aumento dell’inflazione nell’area del 7,2% su base annua, il più elevato dal 1991, superando il già elevato 6,6% di dicembre. “Questo aumento riflette in parte un altro forte aumento nell’inflazione in Turchia. Escludendo la Turchia, l’inflazione nell’area OCSE è salita al 5,8%, dopo il 5,5% di dicembre 2021”. E, ricordiamolo, parliamo di gennaio.

A febbraio il peso del peggioramento turco sarà ancora più evidente. In pratica l’area Ocse sta importando inflazione dalla Turchia. E’ come se avessimo un potenziale Venezuela dentro casa, e che dobbiamo per giunta tenerci stretto, visto i tempi che corrono. Non è un buon momento per i nervi delle banche centrali.

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