All’estremo Occidente dell’economia: il Giappone

Da oltre un secolo ci inseguono gli epigoni di quel Tramonto dell’Occidente che un filosofo tedesco tanto citato ma chissà quanto letto, specie ai nostri giorni, coniò generando una felice formula editoriale che non smette di sedurre. All’apice della nostra ricchezza, piace pensarci declinanti, e non da oggi. Si tratta di una tendenza che osserveremo meglio in un libro di prossima pubblicazione e del quale vi darò notizie su queste colonne.

Qui invece vale la pena chiedersi se invece di tramontare l’Occidente non abbia intrapreso un percorso estremo che trova la sua composizione più compiuta assai lontano da dove tutto è cominciato. In un paese, che fin dal termine del secolo XIX si è mostrato capace di assimilare grazie ai suoi potentissimi enzimi sociali, sostanze fino a poco prima del tutto aliene alla sua costituzione fisica e spirituale, mostrando in ciò la sua più profonda vocazione. L’essere estremo.

Il Giappone, perciò, che è estremo Oriente oppure estremo Occidente a seconda di come si guardi il planisfero. Punto di congiunzione, comunque, fra due moti dello spirito che attraversano la storia degli ultimi due-tremila anni, durante i quali le vicende dell’umanità hanno seguito sempre un asse est-ovest sopra l’equatore. Due diversi principi, si potrebbe dire, per la stessa cosa.

Qui, che discorriamo di economia e dei suoi derivati, è interessante osservare come il Giappone, estremo di tutto, stia interpretando il suo e il nostro tempo, per magari scoprirlo antesignano di certe consuetudini – una per tutte il quantitative easing – che il resto del mondo ha scoperto solo dopo e delle quali abbiamo imparato a godere i vantaggi senza interrogarci più di tanto sul loro significato.

Invece c’è molto sui cui riflettere e un bel paper pubblicato dal NBER di recente (What about Japan?) ce lo ricorda molto bene. Leggendolo rimane la sensazione che il Giappone, come il dio greco Crono, abbia deciso di divorare i suoi figli per consentire la propria sopravvivenza, servendosi all’uopo di tutte le raffinatezze che offre l’ingegneria finanziaria che lega le sorti del governo a quelle della banca centrale, alleate nell’attuazione di in una sofistica repressione finanziaria in virtù della quale i più anziani e meglio dotati vivono a danno dei più giovani e meno dotati, sia di denaro che di capitale umano. L’estremo Occidente, o, se preferite, Oriente, sembra terminale, più che declinante. Ricorda certe civiltà mesopotamiche che abbiamo incontrato nella mia Storia della ricchezza, lungo le cui linee di faglia sono sbocciate, improvvise e violente, le nuove civiltà.

Staremo a vedere. Intanto limitiamoci a capire. Lo faremo nei post che seguiranno a questo, che inaugura una miniserie dedicata all’Estremo Occidente. Questo viaggio comincia in Giappone per le ragioni che ci siamo detti. Ma ci condurrà anche altrove. Restate sintonizzati.

(1/segue)

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.