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Cronicario: Il governo fa il pieno di cazziatoni per il DEF

Proverbio del 3 ottobre La mela non cade mai lontano dall’albero

Numero del giorno: 19.600.000.000 Valore della manovra finanziaria italiana

Voi che v’aspettereste se dessero un’occhiata ai vostri affarucci, nell’ordine, l’Istat, Bankitalia e la Corte dei Conti?

Ecco, appunto. E siccome c’è quella robetta della Nota di aggiornamente al Documento di economia e finanza del governo che gira come una trottola sui tavoli parlamentari, oggi è toccato nell’ordine a Istat, Bankitalia e Corte dei Conti, con un dulcis in fundo dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, fare passarella in Senato dove una commissione congiunta si è potuta godere la lunga sfilza di cazziatoni toccata al governo. Cazziatoni bonari, ovviamente. Di quelli che ti dicono che sei bravo pure se non ti applichi abbastanza, ma che comunque sei bravo e che la puoi fare.

Il sipario si apre con Istat. Prima di dar voce al suo presiedente, l’Istituto ha rilasciato un paio di cosette niente male. Prima la revisione dei conti trimestrali, che fra le altre cose certifica il congelamento dei redditi reali degli italiani nel secondo trimestre a causa del rialzo dell’inflazione. Il potere d’acquisto perciò rimane lo stesso del primo trimestre e rispetto al I trimestre 2016 perde lo 0,3%. La propensione al risparmio, di conseguenza si affossa.

Con queste premesse il presidente Alleva si esibisce in un dignitosissimo peana sulle conseguenza nefaste dell’economia sommersa che viene quotata un centinaio di miliardi in tre anni – stima del MEF anni 2012/14 – 90 dei quali per mancati introiti tributari e un’altra decina di entrate contributive. Dal che deduco che siamo come la Svizzera e meglio della Germania, solo che la statistica non se ne accorge.

E che dice allora il presidente Istat? Che “le politiche di contrasto all’evasione assumono una valenza strategica anche per aumentare il potenziale di crescita e la competitività del sistema produttivo”. Prima cazziata e sottotitolo per il governo.

Poi arriva Bankitalia che col tono delle grandi occasioni cazzia il governo: “E’ imperativo ridurre il debito pubblico” e guai a tornare indietro sulle pensioni. Semplifico, ma il succo è questo. Cazziatone, ma sempre sottolineando che “una significativa riduzione del debito pubblico nel medio termine è possibile”.

Quando è il turno della Corte dei Conti, i contabili togati affondano l’aratro nel solco tracciato dai banchieri centrali: “Ogni arretramento” sul fronte pensioni “esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità”. E come se non bastasse, nel conto del cazziatone ci mettono pure la spending review che in questi anni è stata condotta con criteri di emergenza che hanno penalizzato gli investimenti e i servizi dei cittadini. Maddai.

Per vie traverse mi è arrivato il pensiero silenzioso che ha formulato il governo al termine delle audizioni, che il vostro Cronicario vi rivela in esclusiva.

Tenetelo a mente.

A domani.