I robot: dove abitano e dove lavorano

Visto che sogniamo mondi sempre più automatici e interconnessi, regaliamoci un momento per conoscere meglio gli abitanti del nostro mondo hi tech che già oggi popolano le nostre fabbriche mentre si preparano a diventare graditissimi ospiti in casa nostra. Ci stiamo già affezionando ai nostri assistenti, che garbatamente rispondono alle nostre domande dagli altoparlanti di uno smartphone o di device poco invadenti ma assai invasivi. Figuriamoci quando avremo in casa braccia che faranno lavori fastidiosi al posto nostro.

Ma invece del futuro, che comunque è incerto, limitiamoci a occuparci del presente, visto che l’industria dei robot è fiorente e diffusa, come ci ricorda un post pubblicato qualche tempo fa dalla Fed di S. Louis. Lettura utilissima perché oltre a raccontarci il perché e il percome dei robot, ci fornisce alcune indicazioni circa la loro diffusione nel mondo – dell’industria per adesso – e nei territori.

Lasciamo da parte per il momento le infinite diatribe sulle eventuali correlazioni fra il calo dell’occupazione meno qualificata e l’aumento dell’uso di robot, che ci porterebbero inevitabilmente al dibattito sul luddismo, e limitiamoci alla pura e semplice anagrafica cominciando con una semplice domanda: come si è evoluta la domanda di lavoro delle imprese nel tempo?

Il grafico, che riepiloga un trentennio di domanda di lavoro, mostra con chiarezza che mentre è aumentata la richiesta di lavoratori da impiegare in compiti non routinari che richiedono impegno cognitivo – tipicamente lavori manageriali e professionali – altre categorie di lavoro, come i routine cognitive (venditori o lavoratori d’ufficio) o i routine manual (costruzioni, trasporti, manifattura) sono rimasti praticamente piatti.

L’analisi degli autori, in particolare, si è concentrata sull’utilizzo dei robot nelle fabbriche basandosi sui dati raccolti dalla International Federation of Robotics (IFR) osservando come l’utilizzo dei robot sia ormai parecchio diffuso in tutte le economie avanzate, con al Germania a guidare la classifica e non a caso: l’industria automobilistica risulta essere una grande utilizzatrice di braccia meccaniche.

Questo spiega perché l’Italia, con la sua manifattura, risulti anche’essa ben posizionata nella classifica internazionale. Su quale settore guidi la manifattura, poi, ci sono pochi dubbi.

Negli Stati Uniti l’industria automobilistica “occupa” il 54% dei robot. In Germania addirittura il 60%.

Chi pensa che la scomparsa del proletariato operaio cominci da qui troverà di che confermare le proprie nostalgie. Gli altri magari – i consumatori – si godranno qualche ribasso sul prezzo delle auto. I robot, indifferenti, continueranno a produrre.

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